Escono alcune categorie, ne entrano altre: il saldo alla fine cambia di poco

In attesa che il provvedimento venga pubblicato in gazzetta ufficiale, in assenza del quale rimane in vigore l’allegato al dpcm 22 marzo, i ministri dell’economia, Roberto Gualtieri, e dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, fanno sapere che l’elenco delle attività che restano aperte da una parte si riduce (escono i settori aerospaziale, della difesa e della plastica) e dall’altra si amplia (entrano gli imballaggi e la produzione di batterie). A conti fatti, stando alle pubblicazioni dell’Istat, che legano il cosiddetto codice Ateco – che identifica il settore produttivo – al numero dei dipendenti, la platea di lavoratori dipendenti che potrebbero essere obbligati a lavorare in sede, nel rispetto delle condizioni di salute e sicurezza, scende da poco più di 9 milioni ad 8,8 milioni. Considerando però che i prefetti possono autorizzare la prosecuzione delle attività in determinate condizioni, ecco che verosimilmente ci si riavvicina nuovamente ai 9 milioni.