Il governo starebbe lavorando su una Compagnia con soli 30 aerei e 3mila dipendenti

Le prospettive appaiono assolutamente preoccupanti. Alitalia, almeno stando a quanto è emerso nel corso della videoconferenza che i ministri Stefano Patuanelli (sviluppo economico), Paola De Micheli (trasporti e infrastrutture) e Nunzia Catalfo (lavoro e politiche sociali) hanno avuto con i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl, presente anche il commissario Giuseppe Leogrande. L’idea, complice anche l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, sembra essere quella di creare una Compagnia molto leggera sotto il controllo dello Stato, in maniera diretta o indiretta. L’ipotesi è di una struttura con non più di trenta vettori e circa 3mila dipendenti. Per intenderci, è come se si ritornasse indietro al 1957, quando Alitalia si fuse con Lai. Un’altra epoca storica, in tutti i sensi, con mobilità interna ed internazionale decisamente più ridotta. Alitalia, oggi, ha poco più di 110 vettori, ma è pure arrivata ad averne 185 nei primi anni duemila. Certo, se la prospettiva è questa, descrivere i sindacati come preoccupati è, a dir poco, un eufemismo. Una Alitalia con non più di trenta aerei difficilmente potrà essere competitiva sia sul nazionale che sull’internazionale. Per intenderci, Ryanair, anche senza considerare i 210 Boeing 737 max i cui ordini sono attualmente sospesi, ha una flotta di oltre 250 aeromobili, mentre Lufthansa arriva a 200 e Easyjet punta ad arrivare in breve tempo ad oltre 300 unità.