Crollo senza precedenti per l’attività economica dell’Eurozona. Cominciano quindi a farsi vedere gli effetti dell’epidemia di coronavirus sui singoli Paesi dell’area. «A marzo – spiega Chris Williamson, Chief Business Eonomist di IHS Markit -, l’attività dell’eurozona è crollata più severamente dei livelli osservati all’apice della crisi finanziaria globale. Forti contrazioni sono state osservate in Francia, Germania e nel resto dell’eurozona a causa delle sempre più rigide misure attuate dai relativi governi nell’intento di arginare la diffusione del coronavirus». A Marzo l’indice PMI composito della produzione, secondo la stima flash, è sceso di oltre 20 punti, passando dai 51.6 di febbraio a 31.4 (record minimo da luglio 1998), riflettendo il calo da 52.6 a 28.4 delle attività terziarie e il calo da 48,7 a 39.5 della produzione manifatturiera. Anche le aspettative sul futuro hanno registrato un notevole peggioramento, «scendendo a minimi mai registrati ed indicando un valore di pessimismo record sulle aspettative economiche per il prossimo anno sia nel manifatturiero che nel terziario». DI conseguenza, il crollo della domanda e dell’ottimismo hanno portato al maggiore taglio occupazionale mensile dal luglio del 2009. Il tasso più elevato di tagli di posti di lavoro ha interessato i servizi, con i settori della ristorazione e quelli legati al turismo in forte difficolta per via delle misure. Secondo l’economista di IHS Markit nel primo trimestre il PIL dell’Eurozona potrebbe riportare una contrazione del 2% «ed è chiaramente possibile – spiega Williamson – che tale contrazione si intensifichi maggiormente poiché, nei prossimi mesi, potrebbero essere probabilmente implementate misure ancora più drastiche».