Appena cinquanta centesimi al mese in più e non per tutti i pensionati

La rivalutazione beffa prevista dalla legge di bilancio sugli assegni pensionistici si appresta a diventare operativa. Da aprile, l’Inps andrà infatti a regime con quanto previsto sul versante della cosiddetta perequazione, il meccanismo che viene annualmente utilizzato per adeguare le pensioni al costo della vita. La normativa prevede un allineamento fra inflazione ed assegno pensionistico, una sorta di scala mobile vecchio stampo. Sennonché a partire dal 2012, l’adeguamento ha risentito degli effetti della crisi economica, con un adeguamento differenziato a seconda dell’ammontare degli assegni stessi. L’ultimo intervento, però, ha rappresentato una forte delusione. A fronte di promesse importanti da parte del premier Giuseppe Conte e del ministro Roberto Gualtieri, poco o nulla è cambiato per gli assegni più bassi. L’unica novità è un incremento di neanche cinquanta centesimi al mese per la parte compresa fra tre e quattro volte il minimo pensionistico, vale a dire per gli assegni compresi fra poco più di 1.500 e 2.000 euro. Prima che esplodesse l’emergenza coronavirus, ai tavoli al ministero del lavoro i sindacati avevano chiesto un intervento più incisivo. L’Ugl ha proposto l’adozione di una misura simile a quella allo studio per i lavoratori dipendenti di riduzione del carico fiscale, ricordando però che circa il 60% delle pensioni percepite è al di sotto della soglia degli 8.200 euro.