Covid-19 e petrolio: tonfi in Borsa da Milano a Wall Street, ma c’è anche l’«emergenza democratica» della riforma Mes

Già all’apertura è stato subito tonfo oggi per Piazza Affari: l’indice Ftse Mib, dopo aver toccato un ribasso dell’11% nella prima parte della mattinata, segnava verso le ore 13.00 un calo del 10% riportandosi così sui valori di gennaio 2018. Le avvisaglie per prevedere che ciò potesse accadere c’erano state nella scorsa settimana, tanto che dal centro destra, FdI, Fi e Lega, nel fine settimana sono arrivate richieste di intervento al Governo per evitare il peggio. Si è trattato del peggior ribasso dal tonfo del 12,48% segnato dal listino milanese il 24 giugno 2016 dopo l’esito del referendum sulla Brexit. Due le cause, il panico per l’espansione del Coronavirus e la situazione di incertezza legata alla guerra dei prezzi del petrolio fra Arabia e Russia. A guidare lo scivolone a Milano sono stati infatti i titoli petroliferi Saipem (-18,6%), Eni (-16,9%) e Tenaris (-16,5%), più il crollo del greggio, a metà giornata oltre il 20%, seguito dai titoli finanziari, mentre lo spread Btp Bund è volato a 210 punti. Unicredit e Azimut hanno ceduto oltre il 13%, Banco e Poste il 12%, Atlantia l’11%. Non solo Piazza Affari e quindi l’Italia, ma anche le altre Borse europee hanno manifestato ribassi superiori al 6% a Parigi, Londra e Francoforte. Wall Street all’apertura, ore 13.00 per l’Italia, preannunciava forti cali in scia con il tracollo delle borse europee. Il presidente della commissione Finanze del Senato, Alberto Bagnai (Lega), ha auspicato l’intervento della Consob, «per chiarire se dietro l’ondata di vendita che sta colpendo i nostri asset vi siano anche manovre di speculazione», e della Bce sulla falsariga di quello che fece la Federal Reserve nel corso della crisi finanziaria del 2008. Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare Europeo, ha chiesto al Consiglio europeo di istituire «un tavolo tecnico scientifico di coordinamento dei 27 Paesi membri per decidere linee guida comuni» per affrontare gli aspetti sanitari e «le ricadute sull`economia e sulla vita sociale». Alle porte c’è anche l’approvazione del testo finale di riforma del Mes, cioè del Meccanismo europeo di stabilità, anticipata alla prossima riunione, 16 marzo, dell’Eurogruppo. Sul testo ci sarebbe già un accordo politico da diversi mesi, ma raggiunto in un contesto, prima di tutto economico, completamente diverso da quello attuale sconquassati dal Coronavirus.