Troppi i dubbi in campo, dal nodo esuberi agli investimenti reali

Forse servirà per riportare il contenzioso legale su binari più facilmente gestibili, ma il pre-accordo che i commissari straordinari e ArcelorMittal hanno sottoscritto per definire il futuro degli ex stabilimenti Ilva, a partire da Taranto, non convince assolutamente i sindacati, i quali, è bene ricordare, continuano a portare al tavolo la posizione dei lavoratori. I dubbi avanzati dalla federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl, supportate dalla rispettive confederazioni sindacali, sono tanti e tutti molto circostanziati. Non è piaciuto, in primo luogo, il metodo utilizzato. La pre-intesa nasce da una trattativa a due che ha visto completamente esclusi i sindacati e tutti gli altri soggetti che hanno a cuore il futuro di migliaia di posti di lavoro. Ed ancora, non è assolutamente chiaro quale sarà l’impegno finanziario degli investitori, ad iniziare proprio dalla cordata franco-indiana; quali saranno le tempistiche del nuovo piano industriale; cosa faranno lo Stato e le banche. Soprattutto, non è chiaro cosa succederà sul versante occupazionale, considerato che ballano circa 10.700 dipendenti diretti, altri 1.800 in forza all’amministrazione straordinaria ed un numero importante fra le aziende in appalto e l’indotto nel complesso. Il tutto condito dalla scadenza del 30 maggio entro la quale definire un accordo con le organizzazioni sindacali che, date le premesse, si annuncia complicato.