Coronavirus: Scuole e Università chiuse, ma, tranquilli, va tutto bene. Da una parte si tenta di tranquillizzare e dall’altra fioccano misure, solo sanitarie e non economiche, straordinarie

Da una parte il Governo Conte bis ha voluto tranquillizzare il mondo sull’emergenza sanitaria in Italia, dall’altra ha deciso di chiudere all’improvviso Scuole e Università in tutto il paese da domani fino al 15 marzo. Mentre il Governo nella mattinata di oggi si confrontava sul da farsi, fioccavano come ogni giorno allarmi dall’economia reale, ne citiamo “soltanto” due: il turismo, che secondo Confturismo-Confcommercio è in picchiata con il crollo nelle strutture ricettive di oltre 31.625.000 presenze tra turisti italiani e stranieri, per una perdita di quasi 7.412.000.000 di euro tra 1° marzo-31 maggio, e la distribuzione automatica all’interno di scuole, università, palestre, centri di aggregazione ma anche aziende, che con lo svuotamento progressivo di persone sta causando una perdita complessiva stimata intorno a circa 16 milioni di euro a settimana, mettendo a rischio oltre 30 mila  posti di lavoro, esclusi quelli dell’indotto. Con le ulteriori misure sanitarie scelte oggi dal Governo, certamente a beneficio della salute pubblica, il rischio paradossale  è quello di aggravare ulteriormente tutte le situazioni di crisi. Tanto più che è previsto soltanto per la prossima settimana, e non in quella in corso, l’approvazione del decreto da 3,6-4 miliardi di euro annunciato a sostegno dell’economia, stanziamento che, come i due esempi sopra esposti dimostrano, è del tutto insufficiente. Tuttavia Stefano Buffagni, il vice ministro dello Sviluppo economico, ha annunciato in un post che il dicastero sarebbe già al lavoro «su un altro intervento molto più corposo». Ci auguriamo davvero che lo sia perché con le misure adottate oggi – a proposito, il ministro Stefano Patuanelli si è messo in autoisolamento – gli effetti negativi dell’emergenza Coronavirus non potranno fare altro che moltiplicarsi in termini d’immagine per l’Italia, logistici e economici per le famiglie costrette a gestire da sole i figli a casa e di produttività per le imprese, poiché non tutte potranno far lavorare i propri dipendenti ricorrendo allo smart working. Utilizzare ingenti risorse significa andare in deficit e qui entra in gioco la Ue, che dovrebbe (in poche ore o giorni al massimo) compiere un cambiamento di visione a 360 gradi.