Neanche ai tempi di Sparta e Atene. Sul settore del trasporto aereo nazionale, già duramente colpito da scelte che di strategico non hanno proprio nulla, si sta abbattendo pesantemente l’effetto coronavirus, con il risultato che Air Italy e Alitalia si trovano davanti una montagna sempre più ardua da scalare. Mentre il ministero del lavoro annuncia per il 17 marzo la convocazione dei sindacati per discutere della richiesta di Alitalia di un nuovo ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per poco meno di 4mila dipendenti, la vicenda Air Italy sembra volgere decisamente al peggio. Dopo la rottura fra i due soci del vettore, nella giornata odierna il responsabile delle relazioni industriali della Compagnia ha incontrato i rappresentanti delle federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb più le sigle professionali per l’avvio formale della procedura di licenziamento collettivo. Le sigle sindacali, nell’incontro, hanno chiesto di effettuare l’esame congiunto, così come previsto dalla normativa vigente. In questo modo, i sindacati puntano a guadagnare tempo utile per valutare la possibilità di percorrere strade alternative alla messa in liquidazione della Compagnia e il conseguente licenziamento del personale dislocato fra Olbia e Malpensa. Si tratta di oltre 1.400 posti di lavoro che andrebbero in fumo, con una regione, la Sardegna, fortemente penalizzata.