Ad allarme Coronavirus non ancora scoppiato, l’Istat nel mese di gennaio 2020 ha rilevato quanto segue: è calato il numero di occupati, sceso di 40mila unità (-0,2% rispetto al mese precedente), mentre il tasso di occupazione si attesta al 59,1% (-0,1 punti percentuali). Flessione che riguarda uomini e donne, lavoratori dipendenti (-15mila) e indipendenti (-25mila) e tutte le fasce di età, a esclusione delle persone tra i 35 e i 49 anni  (+13mila). Se il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,8%, è quello della disoccupazione giovanile a essere salito al 29,3% (+0,6 punti percentuali). La crescita delle persone in cerca di lavoro è dovuta alle donne per il +2,3%, pari a +27mila unità, tra i 15-24enni e per gli over50, mentre tra gli uomini il numero delle persone in cerca di occupazione è diminuito del -1,7%, pari a -23mila unità; stessa cosa tra i 25-49enni. Se rispetto a un anno fa, il mercato del lavoro italiano ha registrato una crescita dell’occupazione dello 0,3%, pari a +76mila unità per ogni genere e classe di età, – unica eccezione i 35-49enni -, l’Istat evidenzia un lieve calo dell’occupazione (-0,1%, pari a -15mila unità) anche confrontando il trimestre novembre 2019-gennaio 2020 con quello precedente (agosto-ottobre 2019), in particolare per i lavoratori indipendenti (-38mila). L’ufficio studi Confcommercio parla di «dati congiunturali che progressivamente convergono a disegnarne le caratteristiche di fragilità», dinamiche che «si amplificheranno notevolmente nei prossimi mesi se la crisi sanitaria non troverà una pronta risoluzione». È già situazione di allarme per Confesercenti alla luce del continuo calo dei lavoratori autonomi che diminuiscono sia rispetto al mese scorso (25mila, lo 0,5%) sia rispetto ad anno fa (80mila, l’1,5%). Un contesto «da tempo fortemente critico per piccoli imprenditori e professionisti», sul quale l’emergenza Coronavirus ha impattato in maniera più forte di altri, soprattutto nel settore turismo. La presumibile flessione dei consumi dovuta all’emergenza (stimata in 3,9 miliardi di euro) «avrà ricadute negative su tutto il tessuto delle PMI, portando a migliaia di nuove chiusure anche nel commercio e tra i pubblici esercizi». Messaggio, si spera, arrivato forte e chiaro.