L’UGL chiede al governo provvedimenti urgenti per salvaguardare l’economia ed evitare che la crisi determinata dall’emergenza sanitaria non diventi sistemica

L’Ufficio studi dell’UGL, infatti, ha immaginato diversi scenari legati all’epidemia della COVID-19 che si è scatenata nel Nord Italia in questi giorni, valutando una serie di provvedimenti per le piccole e medie imprese allo scopo di tutelare il lavoro. Al riguardo va considerato che da Nord a Sud non c’è settore che in queste ore non stia registrando una flessione dell’attività economica. Le regioni settentrionali, che rappresentano la locomotiva dell’Italia, sono evidentemente quelle più interessate, ma il rallentamento sta facendo sentire i suoi effetti un po’ ovunque. Turismo, ristorazione, commercio (e i servizi in generale) sono i settori più colpiti, ma tutta l’economia rischia di fermarsi a cominciare dall’industria. Basti pensare a quante attività, eventi, iniziative, sono state annullate non solo in Lombardia e Veneto, ma in tutta Italia. Per quanto riguarda gli scenari elaborati dall’Ufficio studi UGL, quello meno negativo, nell’ipotesi cioè che entro il 5 marzo 2020 si concluda l’emergenza e l’attività economica torni a pieno regime in tempi brevi, stima una contrazione del PIL nel primo trimestre dell’1,6%. Nell’ipotesi peggiore, invece, con un prolungamento dell’emergenza e un allungamento dei tempi della piena ripresa dell’attività, la contrazione dei primi tre mesi dell’anno potrebbe arrivare ad essere del 7,5%. Al momento però, considerate le diverse variabili in gioco, le probabilità maggiori (58%) restituiscono un impatto negativo sul trimestre del -4%, con ripercussioni immediate su altri parametri quali deficit e occupazione. La crisi che l’Italia potrebbe dover fronteggiare nelle prossime settimane è anomala in quanto non determinata da fattori tipici come il rallentamento della domanda, la sovrapproduzione o l’indebitamento eccessivo, ma è generata da una brusca frenata della produzione di beni e servizi a causa di un fattore esogeno al sistema economico. Una situazione inaspettata, dunque, senza tuttavia dimenticare che l’Italia si trova già in una fase di rallentamento. Le proposte di intervento che l’UGL ha presentato al governo servono soprattutto a non sottrarrre risorse e a mantenere i livelli occupazionali e vengono rivolte in particolare alle PMI e alla moltitudine di micro-imprese che costituiscono l’ossatura portante del nostro sistema economico: circa 1,6 milioni di imprese e 10,2 milioni di addetti, vale a dire la metà degli occupati in Italia. Per le imprese fino a 249 dipendenti, purché per almeno 12 mesi mantengano i livelli occupazionali attuali, l’UGL propone il blocco dei pagamenti per i prossimi tre mesi di tasse, contributi, Iva, cartelle esattoriali, rottamazione cartelle (con recupero del dovuto in 12esimi a partire dal 1 gennaio 2021); slittamento di tre mesi per le scadenze relative a mutui, finanziamenti e prestiti; blocco dei pagamenti per i prossimi tre mesi di elettricità, gas e acqua (con recupero del dovuto in 12esimi a partire dal 1 gennaio 2021); uno slittamento pari a tre mesi di tutti i provvedimenti riguardanti eventuali pignoramenti; accesso agevolato al credito per le imprese con costituzione di un fondo di garanzia di Cassa Depositi e Prestiti; estensione degli ammortizzatori sociali a tutte le attività economiche con almeno un dipendente; azzeramento delle sanzioni amministrative per i ritardi di pagamento di cartelle erariali e dei contributi per i pregressi tre mesi. Ovviamente queste misure prevedono ingenti costi per la loro attuazione. Ecco perché l’Europa non dovrebbe voltarsi dall’altra parte, essendo questa una situazione emergenziale che potrebbe avere ricadute negative sull’intera Eurozona, possibilmente contribuendo in maniera diretta e non solo in termini di flessibilità sul deficit, come in effetti già prospettato. L’UE dovrebbe perciò intervenire attraverso il fondo salva-Stati, così da evitare che l’Italia si trasformi nel detonatore di una crisi sistemica più generale. In caso contrario, l’Europa perderebbe l’ennesima occasione di mettere in mostra la sua utilità.