di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il problema c’è, non è facilmente risolvibile e sarebbe irresponsabile nasconderlo alla popolazione. Ma l’ansia e la nevrosi, che l’emergenza Coronavirus sta scatenando, non contribuiscono ad una gestione sensata del problema da parte di tutti, soprattutto di chi non ha sufficienti mezzi per difendersi e per avere informazioni sicure. La responsabilità di tutto ciò non va attribuita al virus in sé ma a coloro che a vario titolo se ne occupano e che in materia comunicano. Non ci sono solo gli scaffali dei supermercati vuoti per l’incetta di farina, olio e altre derrate alimentari delle quali i cittadini, anche non residenti nelle zone del focolaio del virus, si stanno affrettando a premunirsi in tempo per una eventuale quarantena. Non ci sono solo le farmacie prese d’assalto. L’ultima “follia” in ordine di tempo, oltre ai turisti italiani rimandati indietro da Paesi in cui avevano scelto di trascorrere vacanze, in alcuni casi anche costosissime, è la denuncia fatta dal ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, che ha rivelato come qualche Paese europeo stia chiedendo la certificazione sulle merci che arrivano dall’Italia. Il ministro ha giustamente parlato di «concorrenza sleale», pretendendo dalla Commissione Ue di attivarsi per una corretta informazione. Le merci che partono dall’Italia sono ovviamente sane e garantite «come prima» afferma Bellanova e, aggiungo, lo sono ancora di più di quelle provenienti dalla Cina, comunque non pericolose così come è scritto nel decalogo ufficiale dei comportamenti da seguire diffuso dal ministero della Salute.
Tuttavia è evidente che qualcosa è andato storto sia nella gestione sia nella comunicazione dell’emergenza. Sebbene l’Italia sia stata e si sia vantata di essere il Paese europeo che ha messo in atto, e in anticipo sui tempi, le più stringenti azioni di prevenzione, oggi si ritrova con un bilancio di 7 vittime e 288 casi e ad essere il terzo Paese al mondo per contagi. Forse non è stato saggio bloccare i collegamenti aerei da e per la Cina nei principali scali italiani senza tenere conto di altre fonti di rischio rappresentate da quelli intermedi e da altri mezzi di trasporto, come treni e navi, mancando così di effettuare controlli severi sui passeggeri provenienti dalla Cina da porre in quarantena. L’emergenza non fa questioni di natura politica ed è stato puro autolesionismo accusare o etichettare chi pretendeva maggiori controlli. Non giova neanche ascoltare esperti virologi e medici specializzati esprimere pubblicamente valutazioni diverse sul virus. Nemmeno accendere radio, tv, smartphone, loggarsi su social e accorgersi che in Italia esiste un solo ed unico problema. Considerato che l’Italia prima di altri Paesi, per non parlare di tutta l’Ue, in materia del tutto assente, ha intuito in anticipo il pericolo, non si capisce perché solo adesso si è pensato ad un coordinamento Governo – Regioni onde evitare comportamenti diversi da territorio a territorio, fino all’allarme, non veritiero, della chiusura delle scuole anche nei territori in cui non ne esiste la ragione per farlo.