Il bilancio pluriennale 2021-2020 spacca in due l’Europa e le sue istituzioni: non solo Paesi del Nord contro quelli del Sud ma anche il Parlamento Ue contro la Commissione

Se sul Bilancio pluriennale Ue 2021-2027 “in trincea” ci si è messo un europeista convinto come David Sassoli, presidente del Parlamento Ue, vuol dire che qualcosa di molto grave sta accadendo. Ieri, oggi siamo alla seconda giornata, il vertice straordinario dei 27 leader è diventato una trattativa fiume, con vari incontri bilaterali. L’Europa in sostanza si è spaccata in due tra i Paesi del Nord quelli del Mediterraneo, circa 15. Ciò che ha diviso ma allo stesso tempo equamente scontentato è stata la mossa del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il quale ha messo sul tavolo una proposta da 1.095 miliardi di euro, sorta di compromesso tra le indicazioni emerse, pari all’1,074% del Pil Ue. Proposta non sufficiente per i Paesi del Nord e i cosiddetti «Paesi frugali», ovvero Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, che vorrebbero tagli maggiori (1% del Pil Ue) e una connotazione più forte sulla modernizzazione, che come per la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, significa dare priorità all’agenda digitale e al Green deal a discapito delle politiche tradizionali come coesione e agricoltura, quelle che appunto interessano ai Paesi del Mediterraneo. Questi ultimi considerano la proposta di Charles Michel fatta di pesantissimi tagli, intorno ai 40 miliardi (10%) rispetto a oggi, e non sono gli unici a vederla così, se si pensa che il Parlamento nei mesi scorsi aveva proposto un budget di 1.324 miliardi, pari all’1,3% del Pil. A complicare la situazione e quindi la realizzazione del Bilancio Ue 2021-2027 c’è anche il buco di 70 miliardi lasciato dalla Brexit, ma con ulteriori tagli e una recessione alle porte i primi a cadere sul campo per consunzione sarebbero proprio i Paesi del Mediterraneo, notoriamente i meno “ricchi”. Ma c’è una novità più grande. Per traverso adesso si è messo il Parlamento europeo che a questo punto si trova contro la Commissione europea. Sassoli ha definito il progetto Michel «inadatto ad affrontare sfide importanti» come quelle del Green deal, del digitale o la gestione dei flussi migratori e che quindi «non sarà votato dall’Eurocamera», sottolineando come il Parlamento Europeo di oggi è molto «diverso» da quelli delle passate legislature perché «non intende rinunciare alle proprie prerogative». Giustissimo. E quindi il presidente del Consiglio italiano che ha detto? «Se si continuerà da parte di alcuni Paesi, che peraltro hanno un livello di benessere molto elevato, a prospettare una visione frugale dell’Europa, il compromesso sul bilancio pluriennale dell’Ue 2021-27 è lontano». Ma il vero sasso, anzi Sassoli, nella scarpa di von der Leyen abbiamo già capito chi è e, è da augurarsi, sarà.