I numeri evidenziano un passaggio continuo dal contratto a tempo determinato a quello più stabile, anche se nella versione per così dire edulcorata del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, al quale, come noto, si applica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in maniera molto limitata. Questo travaso da un contratto all’altro è iniziato nel primo semestre del 2018, si è poi accentuato con il decreto Dignità che è intervenuto sotto il profilo normativo, reintroducendo l’obbligo di indicazione della causale per i contratti di durata superiore a dodici mesi, singolo o con rinnovo. Questo processo di passaggio è stato anche accompagnato da un incentivo in termini di contributi in meno da pagare. La misura è stata introdotta con la legge di bilancio 2019 ed è stata rinnovata anche nell’anno in corso. Il 2019 si è così chiuso con 706mila trasformazioni, in crescita di 170mila unità rispetto al 2018, vale a dire un più 31,8%. Cresce anche il lavoro stagionale (+70mila unità). Di contro, si osserva una riduzione delle cessazioni di contratti a tempo determinato (2.740.000 nel 2019, 170mila in meno), ma anche un incremento delle cessazioni a tempo indeterminato (1.727.000 nel 2019, 41mila in più).