Un passaggio che non è e non può essere semplice. A maggior ragione nel nostro Paese, che, come noto, non ha una propria indipendenza energetica. Il terzo tavolo di confronto presso il ministero dello sviluppo economico sul settore dell’automotive, al quale partecipano i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl, delle associazioni datoriali e gli organismi di rappresentanza dei comparti produttivi interessati, è servito per evidenziare, ancora una volta, la complessità del passaggio da una economia incentrata principalmente sui combustibili fossili ad una da fonti rinnovabili. L’Italia, sicuramente, è cresciuta negli ultimi anni, ma è difficile credere che ciò sia sufficiente. Ecco quindi che dal tavolo di confronto è arrivata una fotografia che rappresenta plasticamente l’attuale momento. Se, da una parte, il governo – all’incontro era presente il ministro Stefano Patuanelli – ipotizza che nel 2030 circoleranno 11,6 milioni di auto private alimentate con carburanti alternativi, compresa una piccola quota ad idrogeno, dall’altra i gestori dei 24mila distributori di benzina lanciano un grido d’allarme, in quanto si rischiano fino a 100mila posti di lavoro. Una discussione che peraltro non ha affrontato il tema della riqualificazione del personale attualmente impiegato né l’altra di come produrre l’energia elettrica che poi in concreto servirà per far spostare gli italiani ogni giorno.