Non c’è solo il Coronavirus, anche il 5G agita e divide l’Occidente

Sul 5G parlare di guerra non è esagerato. Basti pensare a quanto dichiarato oggi dal Commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, in un’intervista a “Les Echos”: «La guerra dei dati industriali inizia e l’Europa sarà il principale campo di battaglia», visto che «siamo la prima base industriale del mondo». Ma il problema non è soltanto europeo. È scoppiata una crisi diplomatica tra Regno Unito e Australia per l’assenso alla partecipazione della società cinese Huawei alla costruzione della rete 5G britannica. Per questo motivo, la Commissione Intelligence e sicurezza nazionale del parlamento australiano ha cancellato la visita prevista a Londra per marzo, programmando al suo posto un viaggio negli Usa. Australia e Regno Unito fanno parte della “Five Eyes Alliance” per la cooperazione e lo scambio di informazioni tra servizi segreti insieme a Stati Uniti, Canada e Nuova Zelanda. Usa, Australia e Nuova Zelanda hanno deciso di escludere completamente Huawei dalle loro reti 5G, il Canada deve ancora decidere, mentre il Regno Unito ha deliberato di utilizzare la tecnologia cinese in maniera «limitata». Una scelta che ha contrariato il presidente Usa, Donald Trump, il quale al Regno Unito, a fronte della Brexit, aveva promesso un vantaggiosissimo accordo commerciale. Nonostante ciò la Gran Bretagna ha scelto di correre il rischio e ciò fa capire quanto ci sia in gioco. D’altronde se nel passaggio dal 3G al 4G, la velocità di Internet aumentò di circa 20 volte, il 5G promette un salto di qualità fino a vari Gigabit. Ma non è un mistero per nessuno – e tanto meno per Downing Street – che gli Stati Uniti accusano Huawei di svolgere attività di spionaggio a favore del governo cinese. Così Trump ha minacciato di interrompere la condivisione di informazioni con i Paesi europei se lavoreranno con il gruppo cinese Huawei nella creazione delle loro reti 5G. Il presidente Trump «mi ha incaricato – ha twittato l’ambasciatore Usa in Germania Richard Grenell – di chiarire che qualsiasi nazione che decida di utilizzare un distributore 5G inaffidabile, sta mettendo a rischio la nostra capacità di condividere intelligence e informazioni al più alto livello». Basterà, per non dispiacere gli Usa, «stabilire», come ha dichiarato sempre oggi Thierry Breton, «delle regole chiare e rigorose per chi vorrà venire in Europa»? Forse no, visto che Huawei produrrà nell’Ue diversi prodotti in 5G per un valore di svariati miliardi di euro.