di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Nessun accordo sulla prescrizione: Renzi rilancia, il governo traballa e Conte rischia

Alla fine non c’è stato nessun passo indietro e, come annunciato, le due ministre del Conte 2 appartenenti a Italia Viva, Bellanova e Bonetti, non si sono presentate al Consiglio dei Ministri di ieri sera. Pomo della discordia il lodo Conte bis, ovvero l’accordo tra M5s, Pd e Leu sulla prescrizione, non condiviso dai renziani. Conte e i ministri presenti alla fine hanno comunque approvato un disegno di legge delega sulla riforma del processo penale, lodo compreso, ed ora si attendono nuovi sviluppi. Questo è solo l’ultimo, anche se il più significativo, di una serie di strappi: già in diverse occasioni Italia Viva ha votato in contrasto con la maggioranza alla quale, finora, appartiene e ha minacciato di sfiduciare Bonafede. Le polemiche e i battibecchi fra Matteo Renzi e il premier Conte sono ormai all’ordine del giorno. A questo punto aspettiamo l’evoluzione degli eventi anche se i timori della sinistra e dei grillini all’idea di nuove elezioni e dei conseguenti diversi equilibri in Parlamento lasciano pensare che ai partiti di governo interessi più di ogni cosa far durare il più possibile la legislatura, almeno fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sappiamo bene che, in base ai sondaggi, con il voto le formazioni di maggioranza passerebbero all’opposizione e a governare sarebbe il centrodestra a guida leghista. C’è poi la spada di Damocle del referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari, che impedirebbe di votare prima del prossimo autunno, in attesa dei tempi tecnici necessari a ridisegnare i collegi elettorali. L’impressione è che data la situazione, l’alta posta in gioco – le nomine nelle partecipate, l’elezione del Presidente della Repubblica, la perdita delle poltrone – alla fine un compromesso si troverà. Altrimenti il Premier dovrebbe trovare dei “responsabili” per puntellare il governo al posto dei renziani, anche se a fare le spese della crisi alla fine potrebbe essere proprio lo stesso Conte. Non è la sorte dei politici, comunque, a farci stare in apprensione, quanto quella dell’Italia, sempre più in crisi dal punto di vista economico e sociale, ostaggio di forze minoritarie che portano avanti idee diverse rispetto a quelle della gran parte dei cittadini. Forze, per di più, litigiose fra loro, incapaci di trovare una sintesi per focalizzarsi sulle politiche da mettere in atto ai fini di aiutare concretamente gli italiani in difficoltà. La soluzione migliore sarebbe stata quella di votare dopo la crisi agostana.

Il ruolo del Colle

Il Presidente Mattarella, in caso di crisi di governo, sembrerebbe non avere l’intenzione di consentire la formazione di nuove maggioranze nell’attuale Parlamento, fra l’altro molto difficili (ma non impossibili) da assemblare, e scioglierebbe le Camere. Ma ci sono molti dubbi su quando si potrebbe votare dato il prossimo referendum sul taglio dei parlamentari e così fra le varie ipotesi, nel caso di una rottura definitiva tra Conte e Renzi, c’è anche quella di un governo istituzionale che traghetti il Paese verso le urne.