La ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha provato a rassicurare lavoratori e sindacati: l’emendamento al decreto Milleproroghe per l’integrazione al reddito dei dipendenti Ilva è già stato depositato ed ha ricevuto il via libera da parte della Ragioneria dello Stato. Si tratta di una integrazione al 10%, utile ad assicurare un minimo di reddito a circa 1.600 dipendenti che, altrimenti, si trovano con uno stipendio di zero euro; il provvedimento interessa tutto il perimetro da Taranto alla Liguria. Catalfo ha anche invitato «a non ingenerare preoccupazioni che non fanno bene ad un territorio già segnato da contrapposizioni e polemiche». Senso di responsabilità, quindi, anche alla luce delle oggettive difficoltà di una vertenza che rischia di precipitare da un giorno all’altro. Il recente passaggio in tribunale è servito per recuperare un po’ di tempo, ma non a scongiurare l’uscita di scena di ArcelorMittal che sarebbe deleteria in assenza di concrete alternative. Le indiscrezioni raccontano di un possibile avvicinamento fra le parti da mettere nero su bianco entro il 28 febbraio, in vista della nuova udienza del 6 marzo. Il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, si è detto ottimista, ma oggettivamente servono atti concreti per ridare speranza alle migliaia di dipendenti di Ilva, alle prese con una crisi che antica ormai di quindici anni.