Il “lodo Conte bis” non ottiene il via libera di Renzi: sulla prescrizione non c’è accordo con Iv e il governo rischia di franare

Alla fine un’intesa sulla riforma della prescrizione è stata trovata, ma solo tre dei quattro partiti che sostengono l’Esecutivo hanno detto sì: Leu, Pd e M5S. In base a questo progetto, il cosiddetto “lodo Conte bis”, non dal cognome del Premier, ma da quello del deputato di Liberi e Uguali Federico Conte, avvocato e ideatore della norma, il blocco della prescrizione non riguarderebbe gli assolti, ma solo i condannati in primo grado. Al secondo grado di giudizio, nel caso un condannato in primo grado sia di nuovo giudicato colpevole ci sarebbe il blocco definitivo della prescrizione, mentre in caso di assoluzione tornerebbero in vigore i termini della prescrizione bloccati dopo la prima sentenza. Una norma di compromesso fra i propositi iniziali dei pentastellati, molto più rigidi, e quelli più garantisti dei dem. L’accordo, però, non ha soddisfatto Italia Viva, che considera questa soluzione comunque troppo giustizialista, anche a causa dei tempi lunghi della giustizia. Italia Viva vorrebbe rinviare di un anno la discussione con il “lodo Annibali” o cancellare del tutto la riforma Bonafede votando sì alla proposta dell’azzurro Costa. Il governo, però, dopo il Consiglio dei Ministri in programma per lunedì, potrebbe trasformare l’intesa raggiunta ieri in un emendamento al milleproroghe o in un decreto legge da votare in Parlamento, accanto al disegno di legge delega sulla riforma del processo penale. Ma Matteo Renzi ha annunciato il voto contrario dei suoi in Aula e l’accordo, senza il sì dei renziani, potrebbe non ottenere la maggioranza in Senato. Una prospettiva che potrebbe aprire nuovi scenari politici, compresa una possibile crisi di governo. Per ora nessuna delle parti in causa sembra avere l’intenzione di cedere ed è muro contro muro tra Iv, Pd e M5s, ma forse il timore delle urne potrebbe portare tutti i contendenti a più miti consigli.

I numeri dei renziani in Parlamento

Alla Camera dei Deputati Italia Viva può contare su 29 onorevoli, al Senato la formazione di Matteo Renzi conta 17 membri; numeri indispensabili, specie quelli di Palazzo Madama, per la tenuta del Governo.