Bonafede non intende fare passi indietro, ma Renzi assicura: «Pronti a non votare la riforma, ma molleranno prima»

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha notato un paradosso. «Siamo in maggioranza invece vedo toni di chi sembra all’opposizione. A volte sembra che i testi glieli scrivano Salvini o Berlusconi», ha osservato, commentando lo scontro sulla riforma della prescrizione, con i giornalisti a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario al Consiglio di Stato. Adesso, dunque, anche il guardasigilli ammette una cosa che avevano già notato gli addetti ai lavori: tra i partiti che sostengono il governo, i rapporti sono tesi. Tesissimi, anzi. Tanto da mettere in dubbio la stabilità dell’esecutivo. Al centro del “dibattito” – tra virgolette, perché quello in corso è più simile ad uno scontro tra forze politiche di diverso schieramento –, la riforma della prescrizione, voluta fortemente dal M5s e che abroga la precedente legge firmata da Andrea Orlando del Pd. Riforma che non ha molti estimatori tra i parlamentari della stessa maggioranza. Bonafede non intende comunque fare passi indietro: «Il mio impegno è portare la riforma per abbreviare i tempi dei processi al Cdm. Lì ciascuno si assumerà le sue responsabilità», ha assicurato, lanciando un primo messaggio agli alleati, aggiungendone poi un secondo: «Non possono continuare a molestare i cittadini con dichiarazioni che sembrano minacce». «I cittadini devono sapere che c’è una maggioranza che lavora. Questo significa stare a un tavolo a scrivere le norme, non urlare e strillare da mattina a sera», ha concluso. L’impegno profuso da Bonafede potrebbe essere vano: a Repubblica, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha ribadito che il suo partito non sosterrà la riforma: «In un modo o nell’altro fermeremo questa legge. Credo senza ricorrere alla mozione di sfiducia: molleranno prima». Il motivo: «In questo Parlamento i numeri sono chiari», Bonafede «è nettamente in minoranza» e «la linea attendista del Pd ha ormai pochi giorni di autonomia». Renzi conta sul fatto che il Pd dimostri coerenza: gli attuali gruppi parlamentari sono «gli stessi che un anno fa presentarono la pregiudiziale di incostituzionalità contro la riforma». Per tanto, questo il ragionamento di Renzi, i dem «dovranno votare scegliendo tra la Orlando e la Bonafede». «Non siamo noi ad aver cambiato schieramento ma il Pd ad aver cambiato idea sulla legge del suo vicesegretario», ha concluso.