Bruciati 420 miliardi di dollari. Effetto virus anche in Italia, la ristorazione perde 2,5 milioni al giorno

Il giorno tanto atteso è arrivato: le borse cinesi hanno riavviato le contrattazioni dopo la pausa legata al prolungamento delle festività del Capodanno, voluto da Pechino per tentare di affievolire l’effetto Coronavirus sui mercati. L’impatto è stato comunque dirompente: all’avvio degli scambi le Borse cinesi hanno perso circa otto punti percentuali – con Shangai che ha registrato un crollo del 7,72% Shenzen dell’8,41% – bruciando 420 miliardi di dollari e provocando un effetto domino sugli altri listini asiatici: Tokyo, all’avvio, ha riportato un -1%, Taiwan un -1,2%. Bangkok -0,3% e Singapore un -1,2%. Neanche Giacarta è rimasta immune, registrando un -0,6%, mentre Hong-Kong ha aperti vicino alla parità, con un +0,1%. Intanto la banca centrale cinese è corsa hai ripari iniettando nel sistema quasi 20 miliardi di euro. Per la PBC l’impatto del Coronavirus «è limitato e non cambierà i fondamentali solidi a lungo termine della Cina». Ripercussioni anche sul mercato del petrolio a causa delle misure di contenimento utilizzate dal gigante asiatico, con la domanda cinese di greggio crollata di tre milioni di barili al giorno (-20%). Intanto i campanelli d’allarme suonano anche in Italia. Federmoda, per esempio, si dice preoccupata «per le ricadute dell’allarme coronavirus ed un possibile rallentamento del turismo cinese verso l’Italia perché uno ‘scontrino medio’ di un turista cinese è ormai pari a 1.200 euro», mentre l’ufficio studi Fipe–Confcommercio spiega che tra ristoranti cinesi deserti e spesa per mangiare dei turisti cinesi in drastico calo, il settore della ristorazione sta perdendo 2,5 milioni di euro al giorno.