Parliamo del riscatto ai fini previdenziale degli anni passati all’università

Nella scelta del percorso di studi si guarda, giustamente, alle prospettive occupazionali immediate e future; se poi, tali prospettive coincidono anche con le singole aspettative e con gli interessi dello studente è tutto di guadagnato. Vi è però un aspetto del quale ci si dovrebbe occupare per tempo, paradossalmente pure prima di mettersi a cercare un posto di lavoro, dopo aver conseguito la laurea. Parliamo del riscatto ai fini previdenziale degli anni passati all’università, non tutti, però, ma soltanto quelli relativi alla durata legale del percorso di studio scelto. Il vantaggio di riscattare gli anni passati all’università è evidente: non si parte da zero, ma da tre, quattro, cinque o più anni di contributi, cosa che, in tempi di stretta sui requisiti per andare in pensione non è cosa da poco. La particolarità dell’operazione è che il costo varia a seconda del momento in cui l’interessato (o i suoi genitori, se è carico) presenta la domanda, in quanto è rapportato allo stipendio percepito. Così, se si riscattano gli anni subito, magari ancora da disoccupati, il costo è minimo; se lo si fa vicini alla pensione, il costo è massimo, tanto che potrebbe non essere più conveniente o utile.