Consumi: stile di vita “penitenziale” per gli italiani. Virtuosi, ma non per scelta. La spesa media mensile per gli alimentari -15,4%. Per i consumi totali, -15,1%

Doccia calda e doccia fredda, ma non in parti uguali. Se da una parte a gennaio 2020 l’Istat rileva una divergenza nell’andamento del clima di fiducia tra imprese (in peggioramento) e consumatori (in miglioramento), dall’altra Confcommercio oggi ha dato un quadro davvero disperato dell’andamento dei consumi nel nostro Paese. La spesa media mensile familiare per gli alimentari risulta in calo nel periodo 2007 (pre crisi) al 2018. Una flessione da vertigine pari al 15,4%, passando da 546 euro a 462 euro, in linea con la riduzione dei consumi totali, anche questa da brivido, pari al -15,1%. È questo l’esito sconcertante dello studio di Confcommercio «La spesa alimentare e l’evoluzione del commercio al  dettaglio in Italia negli ultimi 10 anni», presentato oggi in occasione della nascita di Confali (Alimentare Insieme), nuovo organismo di coordinamento della filiera agroalimentare. Tra il 2008 e il 2019 l’evoluzione del commercio al dettaglio ha registrato una riduzione di circa 73 mila esercizi di tutte le dimensioni ad eccezione di alcune forme di vendita al di fuori dei negozi (+10.900 attività), in continua crescita soprattutto in due settori: distribuzione automatica di prodotti e vendite attraverso Internet. Oggi il commercio al dettaglio conta una rete di circa 610 mila imprese, di cui oltre il 90% (escludendo la componente degli esercizi non specializzati) è rappresentato dagli esercizi del  “piccolo dettaglio”. Gli italiani, costretti a risparmiare, nel periodo tra il 2007 e il 2018 sono diventati anche più salutisti. Di necessità virtù: tengono i prodotti ittici e diminuisce la spesa del pane e della carne, mentre cresce la spesa per frutta e verdura rispetto al totale alimentare e al totale di tutti i consumi, che valgono quasi il 23% della spesa alimentare (+4,2% rispetto al 2007). Tornando alla rete degli esercizi del piccolo dettaglio, nel periodo recessivo della nostra economia e negli ultimi anni di ripresa, gli effetti sia della deludente dinamica dei consumi sia di processi riorganizzativi a livello aziendale, hanno prodotto un  ridimensionamento generalizzato dei punti vendita, con poche  eccezioni, in tutti i settori merceologici con un calo complessivo di circa 73mila esercizi tra il 2008 e il 2019. Confcommercio non giudica positivamente in ogni caso la fiducia di famiglie e imprese a gennaio 2020, «i segnali non univoci confermano il permanere di una situazione di profonda incertezza», infatti la «moderata» tendenza al recupero della fiducia sul versante famiglie «non si è ancora tradotta in comportamenti di consumo meno stagnanti». E così l’Ufficio Studi di Confcommercio prevede «per molte imprese dei servizi fortemente dipendenti dalla domanda interna un peggioramento del clima». Insomma gli italiani risparmiano (e mangiano più sano) perché sono costretti più che per scelta.