di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Tornano in primo piano i temi economico-sociali, pensioni, cuneo, Irpef, in attesa di sapere quali siano le intenzioni dell’Esecutivo, anche alla luce del risultato elettorale e dei nuovi equilibri nella maggioranza

Dopo le amministrative, riprende il cammino del Governo. Nonostante la forza crescente del Centrodestra, con un’altra importante regione conquistata, la Calabria, la roccaforte Emiliano Romagnola non è stata espugnata, quindi l’esperimento “giallorosso” andrà avanti, almeno per un po’. Tornano quindi in primo piano i temi economico-sociali, in attesa di sapere quali siano le intenzioni dell’Esecutivo, anche alla luce del risultato elettorale, che, se consente un sospiro di sollievo al Pd, getta invece nello sconforto i pentastellati. È iniziato oggi, ad esempio, il confronto sulle pensioni per sapere cosa accadrà alla scadenza del periodo di sperimentazione di Quota 100. Ormai persino il Pd sembrerebbe aver compreso – probabilmente memore delle passate batoste elettorali – che bisogna superare la Fornero. Ancora non sembra esserci, però, la volontà di prolungare Quota 100, che sconta il fatto di essere una riforma targata Lega, quindi da cancellare nonostante sia un buon compromesso fra le necessità dei lavoratori che vorrebbero andare in pensione e le esigenze di cassa dell’Inps, come dimostrano sia la riuscita della misura che i risparmi prodotti. Al momento il Governo, seppure siano ancora poco chiare le intenzioni delle varie componenti politiche, prova a proporre soluzioni intermedie: dopo il 2021 non ci dovrebbero essere più i 67 anni netti imposti dalla Fornero, ma qualcosa in meno con un ricalcolo contributivo dell’assegno, alzando, quindi, un po’ la posta contro i pensionandi. Il confronto con le parti sociali comunque è appena iniziato e, seppure in forme diverse, tutte sono contrarie a questa ipotesi, chiedendo maggiore flessibilità e tutele. Sul fronte del costo del lavoro, anche La Repubblica ha dovuto constatare che il taglio del cuneo realizzato finora è ben poca cosa, specie se paragonato alla situazione in altri Stati europei, e purtroppo questa misura, tra l’altro anche piuttosto costosa, rischia di essere inefficace al fine di migliorare in modo significativo la qualità della vita dei lavoratori e rilanciare di conseguenza i consumi; non solo, non intervenendo sul lato delle imprese, difficilmente porterà a benefici dal punto di vista dell’aumento dell’occupazione. Resta poi da conoscere l’impianto della riforma fiscale annunciata dal Governo, che ha dichiarato di voler rimodulare l’Irpef. Insomma, bisognerà capire se, dopo le regionali e con i nuovi equilibri politici, si procederà verso misure economiche e sociali più eque e meno ostili verso i ceti medio-bassi e le categorie produttive o se invece, fattosi forza con la vittoria emiliano romagnola e con il maggiore peso rispetto a un M5s decisamente ridimensionato, il Pd rispolvererà con nuovo vigore le consuete politiche antisociali. Sempre che altre questioni non secondarie, dalla riforma elettorale alla legge sulla prescrizione, non mettano fine alla legislatura e consentano di ridare la parola agli Italiani.