La novità di maggiore rilievo, rispetto alle anticipazioni e alle indiscrezioni giornalistiche dei giorni precedenti, è quella che la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti è sperimentale e vale soltanto per il periodo compreso fra luglio e dicembre di quest’anno. Nulla si dice, viceversa, su cosa succederà a partire dal 1° gennaio del 2021, nonostante in legge di bilancio siano state stanziate risorse per 5 miliardi di euro. La conferma della misura attuativa della disposizione della legge 160/2019 nei termini anticipati alimenta, però, un grande dubbio circa l’effettiva copertura; a conti fatti, i 3 miliardi di euro sembrerebbero non essere sufficienti a coprire l’intera platea dei potenziali beneficiari, valutabile in 15,5 milioni di lavoratori dipendenti. In sintesi, il decreto prevede la sospensione del bonus Renzi per gli attuali percettori, i quali andrebbero a percepire 20 euro in più al mese. La maggiore detrazione viene altresì estesa, sempre in via sperimentale per i sei mesi considerati, alle fasce di reddito fino a 40mila euro, oggi escluse dal bonus Renzi, sempre sotto forma di detrazione dal reddito, per cui è necessario che ci sia la cosiddetta capienza, cioè imposte da pagare. Alcuni esempi per capire cosa succede, ricordando che si tratta di detrazioni, per cui il potenziale beneficiario deve avere imposte da pagare. Per un operaio con un reddito annuo lordo di 20mila euro, il maggiore beneficio, rispetto ad oggi, è di 120 euro, spalmati su sei mensilità; stesso vantaggio anche per un impiegato con un reddito lordo annuo di 24mila euro, mentre cambia tutto per il collega che ha poco meno di 28mila euro lordi annui di reddito, il quale avrà un beneficio netto di 600 euro. Nulla in più, invece, per il precario con lavori saltuari con reddito inferiore a 8.200 euro lordi annui.