Il leader della Lega replica a Nicola Zingaretti

Il caso nato dalla decisione del leader della Lega, Matteo Salvini, di citofonare a un presunto spacciatore non si smorza. Oggi il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, lo ha alimentato ulteriormente. «La cosa più importante ora è ricostruire speranza e smetterla di picconare l’Italia con polemiche, odio, magari citofonando agli studenti che devono studiare», ha detto, al suo arrivo allo stabilimento della Philip Morris di Crespellano (Bologna). «Citofonassero ai mafiosi, anzi catturassero i mafiosi, visto che Salvini quando ha fatto il ministro degli Interni questo non lo ha fatto», ha concluso. Dichiarazioni che non sono cadute nel vuoto: oltre ad essere riportare dalla stampa, hanno ricevuto anche la replica dell’ex ministro dell’Interno. «Mi chiedono di citofonare ai mafiosi? Sono andato a bermi un caffè con Nicola Gratteri che è uno dei principali nemici delle mafie, che si batte ogni giorno contro la ‘ndrangheta», ha replicato a Radio Cusano Campus. «Ricordo poi che la villa ai Casamonica con la ruspa l’ho abbattuta io, non Fabio Volo o Fabio Fazio. E a Corleone il commissariato di polizia confiscato alla mafia l’ho inaugurato io. Se c’è qualcuno a cui sto sulle palle sono proprio mafiosi e camorristi», ha concluso l’ex titolare del Viminale. Zingaretti non è stato l’unico a criticare quanto fatto da Salvini. Lo ha fatto anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, parlando di «giustizia citofonica». Cosa ne pensa, Salvini: «Secondo Travaglio io dovrei andare in galera, con una pena maggiore rispetto a quella degli spacciatori di droga, perché il reato per cui sono imputato prevede fino a 15 anni di carcere. Assurdo che i Travaglio e il Pd ritengano che sia normale una roba del genere».