Dal verdetto delle urne, in Emilia Romagna e Calabria, dipendono le sorti del Paese

È inutile girarci intorno: tutta la settimana, più delle precedenti nelle quali era già palpabile l’attesa per il voto in Emilia Romagna e Calabria, sarà concentrata su ciò che gli elettori delle due regioni sceglieranno di fare nel segreto dell’urna domenica 26. Non ci sono mezzi accordi senza firma dei diretti interessati (Serraj e Haftar) per il cessate il fuoco in Libia che tengano, l’Italia adesso pensa solo a domenica 26, giornata decisiva soprattutto per la tenuta e per il futuro del Conte bis. Da qui bisogna partire per capire le grandi promesse che il Governo sta facendo urbi et orbi in merito ad un ampio taglio del cuneo fiscale che dovrebbe risollevare le sorti del ceto medio impoverito. Sempre da qui, bisogna osservare l’incessante dibattito sulle pensioni mirato a modificare Quota100, al fine di cancellare il più bel ricordo del sovranismo e pagare il “giusto” tributo a quella Ue che tanto impegno ha profuso affinché l’Italia fosse guidata da un paradigma politico diverso dall’inedita e temutissima accoppiata tra populismo e sovranismo. Anche nel voto di oggi pomeriggio, alle 17.00, in Giunta delle Immunità al Senato, a Sant’Ivo alla Sapienza, per l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per il blocco della nave Gregoretti, ogni mossa sarà soppesata in vista delle elezioni regionali di domenica. Nonostante la maggioranza abbia i numeri sufficienti a dare il via libera all’autorizzazione a procedere, ha disertato la seduta di oggi, imputando al presidente della Giunta, Gasparri, e alla presidente del Senato Casellati gravi forzature procedurali per la convocazione di oggi, ma forse anche per non dare a Salvini l’alibi di una condanna da spendere nella settimana decisiva per le regionali. Si perché nel frattempo Matteo Salvini ha chiesto ai componenti in giunta della Lega di votare per l’autorizzazione a procedere, «così chiudiamo questa vicenda». Ma in ogni caso sarà a metà febbraio che l’Assemblea potrà dire l’ultima parola sulla richiesta di autorizzazione a procedere. Da oggi a domenica non c’è in gioco “solo” un cambio ai vertici delle istituzioni di due pur importanti regioni ma si inasprisce il confronto tra sovranismo e social democrazia, la stessa che da più di un decennio a questa parte ha governato e governa ancora l’Europa. Sappiamo tutti con quali risultati.