Gli avviati ai progetti utili alla collettività presso i comuni sono solo 8mila

Lo scorso anno, di questi tempi, l’attenzione di tutti, addetti e non addetti ai lavori, era rivolta al ministero del lavoro, dove era in preparazione il decreto legge attuativo delle due misure principe della manovra di bilancio, vale a dire Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ebbene, a distanza di un anno, se il meccanismo sulle pensioni non ha conosciuto intoppi di sorta né ritardi nella erogazione di quanto spettante, con grande soddisfazione dei diretti interessati, sul versante del Reddito di cittadinanza non sono mancate polemiche, ritardi ed anche grandi delusioni, sia per quanto attiene all’ammontare stesso dell’integrazione reddituale sia con riferimento alla fase due, quella che dovrebbe portare all’unica vera inclusione possibile, che è quella lavorativa. Ebbene, finora i numeri sono molto deludenti. Sui circa 900mila beneficiari del Reddito di cittadinanza potenzialmente attivabili, quelli che hanno già trovato un qualche tipo di impiego sono all’incirca il 3,6%, quindi poco più di 30mila. A questi, ora si aggiungono i quasi 8mila che potranno essere impiegati dai comuni in lavori di pubblica utilità, ora definiti Puc, progetti utili alla collettività, fino ad otto ore settimanali senza ulteriore integrazione al reddito per le stesse persone coinvolte, le quali sono prive di competenze spendibili sul mercato del lavoro. Le regioni maggiormente interessate sono l’Emilia Romagna, la Campania e la Sicilia.