Ma Russia e Turchia accelerano per soluzione a crisi

Si terrà con ogni probabilità il 19 gennaio la conferenza di Berlino sulla Libia. La Germania, infatti,  lo ha comunicato ai paesi partecipanti, tra i quali figura l’Italia, seppure in via ancora ufficiosa. È l’ultimo tassello di un mosaico sempre più ingarbugliato. Alla mezzanotte è scattata la tregua in Libia tra le fazioni in guerra, quella del governo di Tripoli – riconosciuto dall’Onu e guidato da Fayez al-Sarraj – e quella dell’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, che controlla la parte orientale del paese. Di una tregua fragile, tuttavia, si tratta, dato che lo stesso governo di al-Sarraj ha denunciato già nella mattinata di oggi diverse violazioni. Eppure dopo il sì di Haftar alla tregua (proposta che era giunta da Russia e Turchia, accolta immediatamente da Tripoli, ma rifiutata in un primo momento dalla controparte), viene da chiedersi a cosa l’Europa miri davvero. La Turchia sostiene, anche con soldati sul terreno, il governo di al-Sarraj (c’è stato un nuovo incontro tra quest’ultimo e il presidente turco Erdogan a poche ore dall’inizio della tregua), mentre la Russia (insieme a Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) sostiene Haftar. E sono questi due paesi ad avere mostrato una maggiore capacità di persuasione nei confronti delle parti in lotta in Libia. Tanto che proprio a Mosca, davanti agli occhi di Vladimir Putin, va in scena la firma dell’accordo che sancisce il cessate il fuoco tra le truppe, entrato in vigore ieri.