Le difficoltà dell’Ast sono di diversa natura, ma chiamano in causa il governo

Non solo Ilva e non solo Taranto. L’industria siderurgica nazionale sta vivendo tante altre situazioni critiche, ad iniziare dalle Acciaierie speciali di Terni, un sito storico che da solo rappresenta quasi il 40% del prodotto interno lordo regionale. Proprio per fare il punto sulla Ast, la commissione attività produttive della Camera dei deputati, presieduta dalla leghista Barbara Saltamartini, ha convocato le federazioni di categoria e la rappresentanza sindacale unitaria. Il quadro che è emerso non sembra indurre ad un particolare ottimismo per l’immediato futuro. Ancora una volta, come ormai accade da oltre dieci anni, il sindacato evidenzia una incertezza di fondo sul ruolo di ThyssenKrupp; la multinazionale tedesca, spesso più interessata al pacchetto dei brevetti, ha minacciato in più occasioni un disimpegno, cosa che, in assenza di alternative praticabili, avrebbe ricadute devastanti sul territorio e, più in generale, sul tessuto produttivo nazionale. Così prima la Cgil ha evidenziato come l’azienda non abbia rispettato l’impegno a raggiungere il milione di tonnellate di acciaio fuso e poi la Ugl ha rincarato la dose, aggiungendo: «Ast potrebbe andare oltre il milione e 300mila tonnellate all’anno, ma oltre ad una politica commerciale debole, paga la concorrenza sleale». I sindacati hanno chiesto un intervento del governo anche sul versante della dotazione infrastrutturale.