Bene l’occupazione, ma scendono autonomi e dipendenti a termine. Confcommercio: «Dati positivi, ma la produttività è bassa»

Per il mese di novembre l’Istituto nazionale di statistica indica livelli record per il tasso di occupazione, salito al 59,4%, ma allo stesso tempo segnala un calo dei lavoratori a termine e degli autonomi. A trainare l’aumento congiunturale dell’occupazione è stata soprattutto la componente dei dipendenti permanenti e il buon risultato messo a segno dal dato relativo ai giovani di età compresa tra i 25 e 34 anni (+0,6%). Al contrario, per i 15-24 anni si osserva una diminuzione mensile dello 0,9%, mentre i 35-49enni sono stati interessati da un -0,1%. Dando uno sguardo più approfondito ai dati diffusi questa mattina si può poi notare come al +0,4% dei dipendenti permanenti, si contrapponga il -0,1% che ha interessato i dipendenti a termine, scesi di quattromila unità rispetto al mese precedente, e il -0,4% che ha invece riguardato gli autonomi, diminuiti di ben 22mila unità. Una categoria di lavoratori, quest’ultima, in perenne difficoltà: basti pensare che alla fine del trimestre settembre-novembre erano 43mila in meno del trimestre precedente e risultano essere 41mila in meno (-0,8%) rispetto ad un anno fa. A smorzare l’entusiasmo sui dati del lavoro ci pensa anche la Confcommercio, che pur spiegando che «il dato di novembre sull’andamento dell’occupazione conferma i progressi già rilevati ad ottobre» e che «il mercato del lavoro sembra aver trovato nei mesi finali del 2019 spunti di miglioramento, nonostante il permanere di un contesto congiunturale non particolarmente dinamico», sottolinea anche che al centro dei problemi economici dell’Italia c’è la produttività. «Alla crescita degli occupati – si legge infatti nella nota – non corrisponde una proporzionale crescita del prodotto».