di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Dai Vigili del Fuoco assaltati nella centralissima zona dei Navigli, a Milano, a colpi di bottiglie di vetro, con tanto di chiavi dell’autopompa rubate, per non consentire agli stessi di spegnere l’incendio di rifiuti buttati in mezzo alla strada dopo la mezzanotte, all’ambulanza sequestrata a Napoli da una gang di sei giovanissimi allo scopo di costringere il personale sanitario a soccorrere un altro giovane, affetto da una banale distorsione, è evidente che ben più di un malessere e molto, molto più, di uno strisciante malcostume stanno percorrendo da Nord a Sud il nostro Paese.
Siamo arrivati al punto in cui le classiche suddivisioni tra poveri emarginati contro ricchi annoiati stanno quasi sfumando, non per un virtuoso processo, innescato da chissà quale riforma o progetto, di recupero dei noti divari sociali e economici di cui soffre l’Italia, ma per una capillare quanto pericolosa condivisione dei peggiori disvalori che un’intera popolazione può covare dentro se stessa. Forse, anzi sicuramente, moltiplicate dai social, ma non è neanche questo il punto.
L’ultima vicenda napoletana, corollario della malasanità, già il quinto episodio della serie dall’inizio dell’anno, ha dei contorni certamente più inquietanti, visto che l’equipaggio e l’ambulanza sono stati “sequestrati” direttamente nel Pronto Soccorso, circondati, una volta arrivati a destinazione nel quartiere popolare di Case Nuove, da un’orda di “cittadini” inferociti che hanno ricoperto di insulti i sanitari, costringendo il medico a farsi largo tra la folla per constatare il banale infortunio di un ragazzo e nonostante ciò, o forse proprio per questo, essere minacciato affinché lo si portasse in ospedale, il Loreto Mare. Senza addentrarci troppo nei particolari, ancorché inquietanti, bisogna sapere che le aggressioni al personale sanitario del Ssn sono all’ordine del giorno e accadono ovunque, nel ricco Nord come nel povero Sud. Delle 8000 aggressioni che avvengono in media in un anno il 25% è nella Sanità, il 10% circa in Agricoltura e Sicurezza, il 6,5% nei Trasporti.
Un Paese è povero o in crisi non solo quando ha un cospicuo debito pubblico o quando non cresce adeguatamente. Lo è prima di tutto quando il rispetto delle istituzioni, la coesione sociale e il senso di responsabilità verso se stessi e il prossimo vengono a mancare. Sono fin troppi gli episodi che indicano l’esistenza di un declino sociale e, direi, anche civile nel nostro Paese, pericoloso per i singoli e per la collettività, fenomeno determinante nel deflagare di alcuni pericolosi e irresponsabili atteggiamenti che si manifestano nella vita privata, in quella pubblica, ricomprendendo in quest’ultima anche il lavoro.
Il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, ha promesso che dal 15 gennaio saranno attivate le prime telecamere sulle autoambulanze in servizio nel territorio di Napoli. Bene, giusto, ma non è tutto. Che Paese è quello in cui un medico afferma: «Lavoro appena da un mese e adesso ho paura»?