Il 25% degli autonomi vive sotto la soglia della povertà

Tanti si professano a favore delle partite IVA, ma da quanto emerge dalle ultime analisi è chiaro che negli ultimi anni poco è stato fatto per tentare di garantirne la sopravvivenza. A fare un punto sulla situazione è stata Federcontribuenti, che in questi giorni ha diffuso uno studio a riguardo. Secondo le rilevazioni dell’associazione di categoria il reddito medio di una partita Iva è calato di settemila euro negli ultimi dieci anni. A pesare, oltre la posizione debitoria di molte imprese, è infatti il fisco: secondo lo studio «con un fatturato di 45 mila euro, pagando tutte le imposte, resta un guadagno netto di 17 mila euro», di conseguenza molte partite IVA sono costrette a chiudere i battenti. «Gli autonomi – spiega Federcontribuenti – sono 5,3 milioni, il 23,2% degli occupati e sono in forte calo rispetto al 2016 quando contavano un’armata di 8,6 milioni di Partite Iva. Cioè meno 3,3 milioni di lavoratori in circa tre anni e molti meno sopravviveranno al 2020. Il 71% sono persone fisiche e negli ultimi dieci anni hanno chiuso più di 257 mila imprese attive», senza contare che il 25,8% degli autonomi vive al di sotto della soglia di povertà calcolata dall’Istat. Come se non bastasse, spiega l’associazione, le partite IVA sono anche tartassate dai controlli: «ogni anno subiscono cento controlli da 15 diversi enti; un controllo ogni tre giorni e il 25% di questi controlli si tramutano in un verbale».