Il leader della Lega questa mattina ha depositato la memoria sul caso Gregoretti in Giunta per le autorizzazioni al Senato

Alcuni punti fondamentali per ribadire la linea difensiva. Che in definitiva non si discosta da un precedente caso, quella della nave Diciotti. Fatto sta – afferma il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nella memoria sul caso Gregoretti depositata questa mattina in Giunta per le autorizzazioni al Senato – che in quella circostanza, come nella precedente, si è agito per l’interesse dell’Italia e tutto il governo era coinvolto nella vicenda legata ai 131 migranti a bordo del pattugliatore della Guardia costiera. Per ribadire tali concetti, peraltro più volte già espressi a voce, Salvini ha allegato una ricostruzione cronologica di quei giorni di fine luglio e inizio agosto, vale a dire le interlocuzioni scritte (sette mail) tra Viminale, Palazzo Chigi e ministero degli Affari esteri e ha chiamato in causa Conte e l’allora vicepremier Di Maio per sottolineare quanto la condotta al riguardo fosse condivisa. «Dalla semplice rassegna cronologica – si legge nel documento che l’Adnkronos, tra gli altri, ha pubblicato per intero –  risulta evidente che, secondo una prassi consolidata, della vicenda si è occupato il governo in modo collegiale, al fine di investire gli Stati membri dell’UE della questione della distribuzione dei migranti salvati dalla nave Gregoretti. Proprio questo sforzo congiunto ha infine portato alla positiva risoluzione dell’evento dopo la riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione europea». Si ricorda inoltre che, sempre in quei giorni, era stato «definito un accordo tra il ministero dell’interno e la Conferenza episcopale italiana per l’accoglienza dei migranti a bordo della nave». «La gestione, il monitoraggio e il controllo dei flussi migratori – si legge ancora – appaiono strettamente connessi all’interesse nazionale, sussistendo anche chiari profili attinenti all’ordine ed alla sicurezza pubblica, nonché alla sicurezza della Repubblica, come del resto sottolineato dal Direttore Generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza che, nell’ambito della riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del 13 giugno 2018, ha evidenziato “la centralità assoluta della minaccia jihadista nell’agenda di sicurezza di tutto il mondo [aggiungendo che] in questo contesto […] non deve neppure essere sottovalutata la possibilità che i flussi migratori possano rappresentare il veicolo per l’arrivo di soggetti infiltrati allo scopo di compiere azioni violente […]”». La richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania per sequestro di persona verrà discussa a partire da mercoledì 8 gennaio. Il voto della commissione presieduta da Maurizio Gasparri è atteso per il 20 gennaio.