di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il consueto bilancio di fine anno, sulle attività della Confederazione e sulla situazione politica, economica e sociale italiana, è racchiuso nelle pagine dell’Almanacco, che offre una sintesi delle prime pagine e degli editoriali più significativi apparsi su La Meta Serale nel corso del 2019. Una copertina e un editoriale per mese, nel tentativo di sintetizzare i fatti principali avvenuti durante l’anno che si è appena concluso. Tracciare un bilancio delle attività sindacali è stato semplice: le proposte per il mondo del lavoro e per la ripresa economica, l’impegno nei luoghi di lavoro, le trattative, le grandi vertenze, la nostra campagna itinerante su salute e sicurezza “lavorare per vivere” che anche quest’anno abbiamo portato in moltissime piazze italiane. Allo stesso modo è facile immaginare un nuovo anno ancor più ricco di attività e impegno per l’Unione Generale del Lavoro: il nostro sindacato è attivo, forte, coeso nella promozione delle istanze e dei valori e nella difesa dei diritti dei nostri rappresentati. Non altrettanto si può dire della situazione generale. Per l’Italia, invece, il 2019 è stato un anno vissuto sulle montagne russe: se nella prima metà abbiamo potuto esprimere le grandi speranze riposte, da noi come dalla stragrande maggioranza degli italiani, nel cosiddetto “governo del cambiamento”, dopo la crisi politica di agosto, la seconda parte del 2019 è stata caratterizzata da un vero e proprio tentativo di restaurazione delle politiche antisociali, operato dal Pd attraverso l’appoggio, inizialmente imprevedibile, del Movimento 5 Stelle. L’anno che si conclude è quindi all’insegna di un nuovo bipolarismo: da un lato la spinta dal basso verso un reale e tangibile cambiamento, che si riconosce essenzialmente nel centrodestra a guida leghista, istanza confermata non solo a livello nazionale e locale, ma anche in Europa, dove si affermano in modo sempre più solido le forze sovraniste, dall’altro la convergenza di tutte le compagini in vario modo rappresentative del vecchio establishment, accomunate dal tentativo di imbrigliare e convogliare in proprio favore anche i movimenti inizialmente di protesta, per cercare in ogni modo di impedire l’espressione della volontà popolare di un reale cambio di paradigma nella politica, nell’economia, nella società. Un braccio di ferro tra due visioni contrapposte di futuro, di cui vedremo gli esiti durante l’anno che sta per iniziare. Come sempre, siamo pronti ad affrontare la sfida, portando avanti le nostre idee nell’azione sindacale, come più in generale nel contesto politico italiano e internazionale.