Governo, Conte ci mette una toppa. Ma il bene del Paese?
L’equilibrio dell’esecutivo è (per ora) assicurato. Molto meno quello delle scuole e delle università

L’operazione rilancio, creare due ministeri al posto di uno, escogitata da Giuseppe Conte per evitare una crisi di Governo a Natale, non può convincere. Le dimissioni di Lorenzo Fioramonti da ministro della Pubblica istruzione, della Ricerca e dell’Università, per l’assenza in Manovra delle risorse che, ingenuamente, aveva preteso per il suo dicastero fin dall’inizio del suo incarico, tamponate con la creazione del ministero dell’Università e della Ricerca, assegnato al tecnico considerato vicino al Pd Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II di Napoli, e con il ministero della Scuola, assegnato a Lucia Azzolina, fino a ieri sottosegretaria 5 Stelle, non risolverà alcun problema, anzi li moltiplicherà. Quanto fa due per zero? Sempre zero. Se dal presidente del Gruppo Tecnico R&S di Confindustria, Daniele Finocchiaro, è arrivato un sostanziale plauso alla scelta di «separare Ricerca e Istruzione», dal Codacons invece è partito subito un esposto alla Corte dei Conti affinché apra un’indagine per verificare eventuali danni erariali. «Sdoppiare il dicastero dell’istruzione è una follia, inutile e costosa, che porterà ad un aumento dei costi della macchina burocratica – ha detto il presidente Carlo Rienzi -. Oggi il Ministero in questione costa oltre 59 miliardi di euro all’anno». Un ragionamento logico in tempi di scarsità di risorse per i contratti di lavoro pubblici. Ma, si sa, l’imperativo è sopravvivere a qualsiasi costo, almeno fino alle Regionali che si terranno a fine gennaio. Quanto al bene del Paese, basti pensare che, secondo l’Istat nella VII edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), la condizione dei giovani in Italia peggiora in alcuni aspetti rispetto al 2012, perché è diminuita di quasi quattro punti percentuali la quota di quelli senza alcun tipo di disagio, mentre sono aumentati sia i giovani deprivati per una sola dimensione (+2,6 punti percentuali), sia i multi-deprivati (+1,3 punti percentuali). In merito alla situazione in cui versano le Università, vale la pena citare l’assessore regionale della Basilicata, Francesco Cupparo, con delega all’istruzione e formazione che ha detto: «Le polemiche dimissioni del ministro dell’Istruzione Fioramonti, al di là delle valutazioni politiche, servono a riaccendere la questione degli scarsi trasferimenti statali alle scuole lucane e all’Unibas a cui la Regione è costretta a far fronte con fondi propri». Siamo sicuri che, al di là della durata, il Governo Conte bis con la trovata di moltiplicare una poltrona scioglierà i nodi dell’Università e delle fatiscenti Scuole?