La tecnologia può essere un’opportunità, ma potrebbe anche far aumentare la concorrenza tra lavoratori. La sfida sarà sostenere le persone più a rischio

Quale futuro siamo in grado di immaginare per le attività lavorative? Automazione dei processi produttivi, robot, intelligenza artificiale: il lavoro cambia e con esso la società. L’Italia e l’Europa hanno cominciato solo di recente a registrare livelli occupazionali accettabili dopo la lunga crisi economica degli anni passati. La risalita dell’occupazione, però, non ha sempre coinciso – ciò è vero soprattutto in Italia – ad una ripresa della qualità del lavoro, anzi in molti (sprovveduti) casi, si pensi al Jobs Act del governo Renzi, quest’ultima è stata quasi cancellata dalle variabili che concorrono a rendere felici le persone, a programmare la propria vita, a mettere su famiglia. Stipendi bassi e scarse possibilità di carriera sono tra le principali motivazioni per cui i nostri giovani risultano più poveri dei genitori e dei nonni (i quali sono spesso costretti a svolgere un ruolo di ammortizzatori sociali), condizione che interessa le ragazze anche più dei ragazzi. Con la conseguenza del calo demografico, da una parte, di un aumento di giovani emigrati, dall’altra. Gli strascichi della crisi economica, insomma, si fanno sentire ancora oggi. Contestualmente, però, sono cresciute le opportunità legate alla tecnologia, ma la tecnologia, a sua volta, è un processo che va governato. Esistono due scuole di pensiero, infatti, al riguardo. Una prevede che l’automazione contribuirà al crollo dei posti di lavoro, quindi dei livelli occupazionali. L’altra che comunque permetterà la creazione di nuove professioni e nuove mansioni. Ai lavoratori del futuro serviranno maggiori e rinnovate competenze. Non è un tema da sottovalutare, se consideriamo i livelli di mismatch tra domanda e offerta di lavoro che già oggi vengono rilevati. Anche questa, in definitiva, è una delle sfide che attende il mondo occidentale. Perché l’aumento di tecnologia farà aumentare la concorrenza tra lavoratori. Quelli di molti paesi asiatici, ad esempio, presentano valori più alti di quelli occidentali per conoscenza delle materie scientifiche. La Cina, inoltre, sta investendo molto in questo ambito e altri paesi, quali Giappone o Corea del Sud, hanno da sempre una vocazione alla spinta tecnologica. La sfida, poi, è duplice in quanto nel frattempo andrà sostenuta la qualità della vita delle persone più a rischio. E andranno colmate le lacune che già adesso caratterizzano il mondo del lavoro, come le differenze di genere. Diversi recenti studi hanno messo in guardia sulla possibilita che l’automazione possa colpire in percentuali superiori proprio le donne.