di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Pochi giorni prima di Natale, l’ennesima notizia di una morte sul lavoro. Una donna, Giuseppina Marcinnò, un’operaia di 66 anni, a pochi giorni dalla pensione, è rimasta schiacciata da un macchinario nell’azienda agroalimentare presso cui lavorava. È un fatto doppiamente tragico. Innanzitutto perché ogni incidente mortale sul lavoro rappresenta un fatto inaccettabile, una sconfitta per tutti in un Paese civile, come si vanta di essere il nostro. Segno che bisogna fare di più sia sul fronte dei controlli che, come sottolineiamo ogni volta in questi drammatici casi, sul fronte della formazione, soprattutto nei settori dove il rischio infortuni è più elevato. Non solo, in questa triste storia c’è anche un altro elemento che dovrebbe farci riflettere: l’età della vittima, che dovrebbe spingere tutti a serie considerazioni in merito alle conseguenze del continuo aumento dell’età pensionabile. Giuseppina non avrebbe dovuto trovarsi al lavoro quel drammatico giorno, ma a casa, a godersi una meritata pensione. Invece, negli ultimi anni e soprattutto dopo la riforma Fornero, l’età pensionabile è continuata ad aumentare, per motivi di “cassa”, con la giustificazione dell’aumento dell’aspettativa di vita delle persone. Ma una maggiore aspettativa di vita non significa restare eternamente in forze: con l’età che avanza aumentano i problemi fisici, diminuisce la capacità di mantenere alta l’attenzione e il rischio di incidenti si fa più elevato, come del resto confermano anche i dati statistici sugli infortuni. Con Quota 100 si è fatto un primo passo per rimettere a posto le cose, tra l’altro con un’uscita anticipata volontaria, che permette a chi è più in salute e svolge lavori meno gravosi di restare, se vuole, in attività. Alcuni vorrebbero cancellare questa riforma giusta, invece, oltre a mantenerla, bisognerebbe fare di più. Anche perché, molti lavoratori, specie fra l’altro quelli occupati nei settori più pericolosi e logoranti, avendo la prospettiva di una pensione troppo bassa, scelgono di restare al lavoro per il maggior tempo possibile, nonostante il rischio e la fatica, per avere qualcosa in più a fine mese. Nella manovra appena varata non ci sono misure per risolvere questo problema. Molti, in Italia e anche in Europa – mentre Parigi, ad esempio, si ribella per condizioni pensionistiche comunque molto migliori delle nostre – continuano a legare indissolubilmente la materia previdenziale ai vincoli economici e ai conti dello Stato, ma ci sono altri settori su cui risparmiare e fra i valori che dovrebbero essere indiscutibili, nel Paese e anche nell’Unione europea, dovrebbe esserci il principio in base al quale a un’età adeguata, indipendentemente dall’aumento dell’aspettativa di vita, tutti dovrebbero avere la possibilità di accedere alla pensione ed a una pensione dignitosa che permetta di vivere serenamente.