Cinque miliardi di investimenti in tre anni su tutti gli stabilimenti nostrani
La conferma del piano industriale è sicuramente la notizia migliore. In attesa dei vari passaggi che porteranno alla fusione fra l’italo-americana Fca e la francese Psa, con l’annessa importantissima novità dell’ingresso di due rappresentanti dei lavoratori in seno al consiglio di amministrazione (una novità soprattutto per il nostro Paese, visto che in altri latitudini, dalla Germania agli Stati Uniti, passando per il Giappone, è la norma), dall’incontro fra i vertici di Fiat-Chrysler e i sindacati firmati degli accordi collettivi – Cisl, Uil, Ugl, Fismic e Quadri – arriva la rassicurazione tanto attesa: nessuna rivisitazione di quanto già programmato per il triennio 2019-2021 per l’Italia, con la prospettiva futura di rafforzare la produzione, considerata la potenza di fuoco che potrà mettere in campo il nuovo gruppo che si appresta a diventare uno dei maggiori nel mondo. Ad oggi, infatti, i dipendenti sono circa 400mila, con due poli molto radicati nel Nord America e in Europa, ma anche con prospettive di crescita molto importanti in tutta l’Asia e in Cina, in particolare. Tornando al piano industriale, Fca ha confermato gli investimenti da 5 miliardi di euro per l’ammodernamento degli stabilimenti italiani, nessuno dei quali è destinato a chiudere né, tanto meno, ad essere ridimensionato, con l’obiettivo, fra l’altro, di recuperare il ritardo accumulato sull’elettrico e l’ibrido.