L’attesa inversione di tendenza, evidentemente, ancora non è avvenuta, almeno a dar fiato alle statistiche che ci presenta l’Istat. L’Istituto segnala, infatti, un miglioramento su alcune voci, ma tale miglioramento è ancora decisamente marginale, sicuramente non sufficiente per poter affermare che siamo davanti ad un nuovo e positivo corso. I giovani che non studiano né lavorano, i cosiddetti neet, ad esempio, diminuiscono dello 0,7%, attestandosi al 23,4%. In pratica, un under 29 su quattro ha rinunciato a fare quello che fanno i suoi coetanei, vale a dire studiare o lavorare. La formazione continua, vero handicap del mondo del lavoro in Italia, rimane una esperienza riservata a pochi, appena l’8,1% del totale (l’incremento è di appena lo 0,2% su base annua). La cosa che deve far pensare è che proprio questi giovani, viceversa, dovrebbero avere una formazione adeguata, viste le previsioni di legge sul contratto di apprendistato. È cresciuta in maniera significativa, viceversa, la quota di giovani con esperienze di partecipazione culturale, oggi vicine ad un terzo del totale; sul versante opposto, un giovane su sei non consegue il diploma di scuola superiore, cosa che avrà, inevitabilmente, dei riflessi molto negativi sulla successiva carriera professionale e sulla qualità della vita.