Il più grande datore di lavoro, anche se, oggettivamente, poco attento a determinate dinamiche, almeno ad interpretare la fotografia odierna dell’Istat. Lo Stato, più in generale la pubblica amministrazione, continua ad essere il maggiore datore di lavoro, avendo occupate nelle 12.848 istituzioni pubbliche oltre 3,5 milioni di persone, un numero peraltro in leggera crescita nel biennio 2015-2017, soprattutto per effetto di contratti a tempo determinato (+2,2%) che pure dovrebbero trovare un utilizzo limitato nella pubblica amministrazione. È evidente, però, che in questo caso a pesare è la componente scuola-sanità, dove la precarietà è, per così dire, di casa. Addirittura i contratti a tempo determinato sono cresciuti del 7,3% rispetto al 2011; nello stesso periodo, i posti fissi sono, viceversa, diminuiti di quasi un punto percentuale, per effetto del blocco al turn over, diventato più rigido con le disposizioni varate dal governo tecnico di Mario Monti. Tante le donne occupate nelle quasi 13mila istituzioni pubbliche: la componente femminile pesa infatti per il 56,9%. Donne che, però, raramente raggiungono i posti di vertice. In media, alla guida delle pubbliche amministrazioni troviamo una donna ogni sei dirigenti su base nazionale. Il rapporto scende a meno di una ogni dieci in Sicilia e sale ad una ogni cinque in Emilia Romagna, dove, però, si registra un arretramento significativo rispetto all’ultima rilevazione disponibile.