Di certo vi è una cosa: il 1° gennaio 2021 il Regno Unito non farà più parte dell’Unione europea. A stabilirlo è una clausola presente nella legge di ratifica del divorzio – il Withdrawal Agreement Bill –, che il Parlamento dovrà votare a partire da venerdì: il via libera è scontato, data l’ampia maggioranza conservatrice uscita dalle elezioni del 12 dicembre. Il governo britannico rinuncerebbe così alla possibilità offerta dall’Unione europea – estendere il periodo di transizione, che comporta il mantenimento dello status quo, per altri due anni –, dimostrando l’intenzione di mantenere la promessa fatta all’elettorato: mettere in pratica la Brexit. Costi quel che costi. Una volta approvata la clausola, il Regno Unito dovrà raggiungere necessariamente un accordo sulle relazioni future con l’Ue entro il 31 dicembre 2020. In caso contrario, si rischia un divorzio senza accordo. Un rischio che il Regno Unito non corre, ha assicurato il cancelliere del Ducato di Lancaster – praticamente un ministro senza portafoglio, ma con un peso importante nel governo –, Michael Gove. Il motivo? Tanto l’Ue quanto Londra «si sono impegnati ad assicurare di raggiungere un accordo» anche sulle relazioni future entro il 2020. Scettica comunque l’opposizione laburista.