ArcelorMittal manda in cassa integrazione 3.500 dipendenti. Si cerca una soluzione

La risposta di ArcelorMittal è arrivata a stretto giro di posta, e, come era facile immaginare, non è positiva per i lavoratori. Appena avuta la certezza dell’obbligo di spegnimento dell’altoforno 2 dello stabilimento di Taranto, il management franco-indiano ha fatto partire le comunicazioni relative alla richiesta di cassa integrazione per 3.500 dipendenti. Sicuramente non un buon viatico per l’incontro fra governo e sindacati che è partito alle 17 di oggi al ministero dello sviluppo economico. Del resto, già nei giorni scorsi era chiaro che la situazione era destinata a precipitare velocemente con gravissime ripercussioni sui lavoratori diretti, ma anche su tutte le aziende che hanno come committente unico l’Ilva e per l’intero indotto. Dopo la mancata introduzione delle scudo legale, ArcelorMittal ha scoperto le proprie carte, carte che parlano di un taglio di quasi 4.700 unità che si aggiungono alle circa 1.700 unità rimaste fuori dai giochi con l’accordo dello scorso anno.