Parafrasando un antico sindaco di Roma, e con tutto il rispetto del caso, sarebbe da dire che, purtroppo, «non c’è trippa per gatti». I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, che tante speranze avevano riposto nel governo giallorosso, nel solito incontro separato che pochi frutti ha portato finora, si sono sentiti dire dal premier Conte e dal ministro Gualtieri quello che era già evidente a tutti: per i rinnovi dei contratti collettivi del pubblico impiego non ci sono risorse supplementari rispetto alle poche già stanziate nel disegno di legge di bilancio, attualmente in discussione in Senato. Forse, nella migliore delle ipotesi, si potrebbero trovare altri 100 milioni per il 2020, che farebbero salire il conto a 325 milioni, una inezia rispetto ai 3,6 milioni di dipendenti pubblici, già gabbati nel precedente rinnovo firmato da Cgil, Cisl e Uil che ha portato ad un incremento medio degli stipendi di poco superiore al 3% a fronte di una inflazione cumulata superiore al 10%.