di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Come possiamo constatare dalle tante e difficili vertenze in corso e dal caos che in questo momento è alla guida di Palazzo Chigi, anche il sindacato, non solo la politica, nei prossimi anni dovrà saper ridefinire il proprio ruolo e le proprie funzioni in un in un mondo in continua trasformazione. Passo dopo passo, sfida dopo sfida, conquista dopo conquista, l’Ugl oggi ha celebrato il Consiglio Nazionale centrato intorno alle profonde trasformazioni, assolutamente lontane dall’essere già concluse, che stanno coinvolgendo la politica nazionale, europea e internazionale, ma soprattutto i mercati e il mondo produttivo e con essi il lavoro e i lavoratori e, di conseguenza, il sindacato. Dalle relazioni industriali alla rappresentanza sindacale, dalla contrattazione collettiva all’internazionalizzazione: la vera sfida per il sindacato sta nell’opportunità di continuare a svolgere la funzione di “mediazione attiva” e di saper riconoscere le ingiustizie per elaborare le strategie e porvi rimedio. L’Ugl è sempre stata un’organizzazione sindacale che vede nel dialogo uno degli strumenti essenziali e direi anche fondativi, visto che fin dalla Cisnal la Partecipazione dei lavoratori agli utili e alle scelte dell’impresa (art. 46 Costituzione) è uno degli obiettivi statutari, per contribuire a riformare la società, per ridurre le diseguaglianze e promuovere le condizioni affinché tutti i cittadini possano realizzare i loro progetti, nell’esercizio dei propri diritti e doveri. Lo stesso spirito che caratterizza l’articolo 3 della Costituzione che sancisce l’eguaglianza formale e l’eguaglianza sostanziale di tutti i cittadini. Purtroppo nell’era in cui stiamo vivendo, le ineguaglianze invece di ridursi come alcuni sognavano qualche decennio fa potesse accadere, illudendosi di andare incontro ad uno sviluppo e ad un progresso inarrestabili, si sono amplificate. I divari si sono ingigantiti e se ne sono aggiunti nuovi. Un tempo credevamo che fosse sufficiente avere un lavoro vero e dignitoso per essere al sicuro, per mandare avanti una famiglia. Oggi invece siamo di fronte al fenomeno dei working poors, coloro che cioè pur avendo un lavoro sono poveri, perché a causa di una lunga serie di riforme sbagliate è il lavoro ad essere diventato più povero, più povero di regole e di diritti nonché di remunerazione. Anche l’impresa è profondamente cambiata e lo è anche il mercato, anzi i mercati, dove adesso aleggia lo spettro dei dazi, con i quali i più scaltri sapranno arricchirsi. Ma gli altri?
Ecco perché ritengo che la sfida per il sindacalista di oggi è quella di riscrivere in chiave moderna la stessa nozione di lavoro per governare i nuovi rapporti tra impresa e lavoratori anche nell’ottica del principio costituzionale ( e fondante dell’Ugl) della partecipazione. L’Ugl nel 2020 festeggerà 70 anni di attività sindacale e vuole essere interprete delle principali trasformazioni economiche e sociali del Paese.