Il leader del M5s ha ribadito che l’esito delle Regionali non metterà in discussione la stabilità dell’esecutivo

Giura lealtà a nome del Movimento 5 stelle. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha negato che il M5s intenda far cadere il governo. È «una sciocchezza», ha detto intervenendo a Radio Capital. «Noi siamo sempre stati leali ai governi ai quali partecipiamo». Quello con il Partito democratico, poi, «lo abbiamo fatto nascere noi, altrimenti non lo facevamo partire». E quanto durerà ancora? Fino alla fine della legislatura, sostiene Di Maio: «M5s ha un programma da realizzare e ha il diritto sacrosanto di essere valutato al termine di cinque anni, la durata della legislatura». L’ultimo scontro-confronto è nato dalla riforma della prescrizione, voluta fortemente dal Movimento 5 stelle, ma osteggiata dal Partito democratico. Dopo aver alleggerito i toni rispetto all’inizio della settimana, Di Maio è tornato a ribadire che il M5s è inamovibile dalle sue posizioni – «Dal primo gennaio deve entrare in vigore la prescrizione, perché su quello non possiamo arretrare e non penso che il Pd voglia strappi» –, con buona pace dell’alleato, invitato a farsene una ragione. Se il governo sta attraversando questo momento, la responsabilità può essere imputabile alla scarsa chiarezza del Partito democratico: «Se nel programma e negli accordi con il Pd mi avessero detto “guarda dobbiamo cambiare la prescrizione o firmare al buio il Mes”, io avrei detto no. Quello che abbiamo messo nel programma lo facciamo, mentre su quello che non c’è nel programma dobbiamo trovare un’intesa». Se poi, ha aggiunto, «qualcuno vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi. Però nella mia percezione, nel lavoro che faccio ogni giorno, anche incontrando i capi delegazione del Pd, non percepisco che si voglia fare uno strappo». Solo qualche giorno prima, però, le due forze di governo non si erano trovate d’accordo su un’altra riforma. Quella del Mes, il cosiddetto Fondo Salva-Stati. Il Movimento 5 stelle ha chiesto delle modifiche, minacciando di non sottoscrivere la riforma. Di Maio ha ribadito che un’eventuale sconfitta alle elezioni Regionali – da gennaio a giugno si vota in Emilia-Romagna, Calabria, Marche, Liguria, Campania, Puglia, Veneto, Toscana – non rappresenterà una grana per il governo, mettendone a rischio a stabilità. Il motivo: «Per me quelle regioni non sono un referendum sul governo, i cittadini di quelle regioni hanno il diritto di scegliere da chi farsi governare».