Di Maio avverte: «Dal primo gennaio la nostra riforma diventa legge»

All’interno della maggioranza si litiga su tutto. Dalla riforma del Mes – M5s contrario, Pd più favorevole – alla prescrizione – M5s favorevole, Pd contrario – e non è escluso che nei prossimi giorni salteranno fuori altri motivi di discussione. Vedremo. «La nostra riforma» sulla prescrizione «dal primo gennaio diventa legge», ha ribadito il capo politico del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, nel corso di un’intervista rilasciata al Gr1 su Radio1 Rai. Poi un messaggio agli alleati: «Su questo non discutiamo». Non ci sono margini di trattativa, dunque. Per adesso. Secondo il M5s, «se qualcuno sbaglia deve pagare, non può farla franca perché il processo si è dilungato». Perché questa precisazione è diventata così necessaria? «Dalle dichiarazioni di ieri ho capito che il Pd vorrebbe votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi. Sarebbe un Nazareno 2.0, ma avrò capito male io…», ha osservato Di Maio. Dura la replica del Partito democratico, affidata al presidente dei senatori Andrea Marconi. «Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio», ha detto. «Consiglio al capo del M5s di smetterla con le provocazioni». Dichiarazioni che lasciano poche possibilità di interpretazione: i due alleati non la pensano allo stesso modo e ciò ha ripercussioni inevitabili sulla stabilità dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha provato a stemperare gli animi: «C’è un tavolo tecnico dove stiamo trovando una soluzione, che non può che essere il chiaro principio che dopo il primo grado il processo deve concludersi con una sentenza di assoluzione o di condanna. Si devono coniugare due esigenze, il processo si concluda e non con l’estinzione e che il processo duri tempi ragionevoli. Stiamo lavorando a una soluzione tecnica che garantisca la durata ragionevole del processo». Alla maggioranza potrebbe mancare l’appoggio di Italia viva. A metterlo in chiaro è stato Matteo Renzi, parlando al Messaggero: «Ora ci sono due alternative: la prima è che la nuova maggioranza trovi una soluzione. E sarebbe meglio. Se non accadrà noi non ci inchineremo al populismo giudiziario imperante».