Lo Studio di Mediobanca sui giganti dell’internet

Circa 850 miliardi di euro. Tanto vale il giro d’affari generato complessivamente nel 2018 dalle WebSoft (Software & Web Companies), un settore – quello dei colossi che operano nell’internet retailing, nello sviluppo di software e negli internet services, analizzato dall’Area studi di Mediobanca – cresciuto del 20,3% medio annuo tra il 2014 ed il 2018 e che dà lavoro a quasi due milioni di persone. Eppure, nonostante nel 2018 questi giganti abbiano registrato utili per 110 miliardi di euro (l’11,7% del totale delle multinazionali mondiali) e una crescita dei ricavi del 109,7% rispetto al 2014, pagano tasse molto più basse rispetto a quanto dovrebbero versare. Questo perché circa la metà dell’utile ante imposte delle WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata (basti pensare che tutte le compagnie cinesi considerate dallo studio hanno la sede legale alle Isole Cayman, mentre quelle statunitensi, tranne Microsoft, nel Delaware), il che secondo Mediobanca ha permesso a questi giganti un risparmio cumulato di oltre 49 miliardi di euro nell’arco del periodo 2014-2018 A cui si aggiungono altri 25 miliardi risparmiati solo da Apple, non inclusa nel campione). Ovviamente molte WebSoft multinazionali hanno filiali anche in Italia e anche qui il gap tra giro d’affari e denaro versato al fisco è abbastanza ampio. Secondo Mediobanca il fatturato aggregato delle filiali italiane di queste società ha superato i 2,4 miliardi di euro nel 2018 (con una quota pari allo 0,3% del fatturato totale delle WebSoft), ma all’erario sono entrati appena 64 milioni di euro (a cui si aggiungono 39 milioni di sanzioni pagate a seguito di accordi con le autorità fiscali italiane).