La ricerca pubblicata oggi da Confcommercio, in occasione della giornata “Legalità ci piace”, conferma che abbiamo una visione molto distorta della nostra economia e soprattutto del nostro mercato interno, che da anni è considerato quasi fermo. L’illegalità nel commercio e nei pubblici esercizi vale, e quindi costa anche, oltre 30 miliardi di euro. Tale ricchezza illegale mette a rischio ben 197mila posti di lavoro regolari. In base ai dati raccolti in una indagine nei vari settori, e che tiene conto non solo dei costi correlati ad abusivismo, contraffazione taccheggio ma anche quelli connessi alla criminalità, emerge che le perdite in termini di fatturato ammontino a 30,2 miliardi, pari al 6,4% del fatturato complessivo. Di contro la stima del fatturato delle attività abusive e irregolari ammonta a circa 8,7 miliardi. L’incidenza degli abusivi/irregolari sul commercio risulta pari al 4,2% in sede fissa e a 19,4% per il commercio ambulante. La media ponderata indica un’incidenza sul commercio del 6,6%. Il valore complessivo della contraffazione è stimato in 8,2 miliardi di euro. Non poco. Dall’analisi dell’abusivismo nei servizi di ristorazione (sagre, agriturismi, homerestaurant) emerge che il fatturato sia pari a oltre il 10% del fatturato complessivo dei servizi di ristorazione. Ma non basta, c’è di peggio: in Italia la contraffazione è in continua crescita. Nel 2019 quasi un consumatore su tre, 30,5%, ha acquistato un prodotto contraffatto o usufruito di un servizio illegale, più 3,7% rispetto al 2016 e più 4,9% rispetto al 2013. In aumento rispetto al passato l’acquisto illegale di abbigliamento, più 9,4% sul 2016, prodotti farmaceutici, più 2,8 %, prodotti d’intrattenimento, più 1,5%, pelletteria 0,4%, e giocattoli, 0,3%. Secondo i dati di Confcommercio in crescita è l’utilizzo del web in prevalenza per: giocattoli, più 12,1%, prodotti di pelletteria, più 10,5%, e capi di abbigliamento, più 9%. Attraverso il web passa anche gran parte dell’intrattenimento, 89% della musica, film, abbonamenti tv, e quasi la metà, 47,9% dei servizi turistici illegali. Per la maggior parte dei consumatori l’acquisto dei prodotti o servizi illegali è sostanzialmente legato a motivi di natura economica, 82%, ed è ritenuto «normale», 73%. Oltre il 90% dei consumatori è consapevole dei rischi dell’acquisto illegale e degli effetti negativi di questo fenomeno, in diminuzione rispetto al 96% del 2016. L’identikit di coloro che maggiormente fanno ricorso a questo tipo di mercato: dai 25 anni in su, principalmente del Sud; per il 43,7%, con un livello d’istruzione medio-basso; per il 77,2% è soprattutto impiegato, pensionato o operaio per il 69,7%. Si tratta di comportamenti e scelte che spingono al ribasso tutta l’economia, in particolare del terziario, che sottraggono ricchezza e opportunità anche a quelli che credono di usufruirne a loro vantaggio, illudendosi così di risparmiare.