di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Adesso stai a vedere che la colpa del dissesto idrogeologico e delle strade provinciali in progressivo sgretolamento è del Governo gialloverde – molto comodo – perché secondo la rappresentante di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ma anche secondo l’attuale segretario dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, Erasmo D’Angelis, è stato un errore chiudere nell’estate dello scorso anno “Italia Sicura”. Cos’è Italia Sicura? Era la struttura di missione di Palazzo Chigi voluta nel 2014 dal governo Renzi, di cui, lo stesso Erasmo D’Angelis ne è stato per tre anni coordinatore. Anche allora si parlava di Genova quale emblema delle fragilità d’Italia e fu celebrato come grande evento la tappa dell’allora presidente del Consiglio nel capoluogo ligure «per visitare i cantieri per la messa in sicurezza del Bisagno finanziati con 400 milioni stanziati dal governo dei Mille Giorni attraverso il decreto Italia Sicura». Nessuno allora ha immaginato, ma forse avrebbe potuto, il crollo e le conseguenti vittime del Ponte Morandi, disastri lasciati da decenni di malgoverno di centrosinistra, che oggi il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, deve fronteggiare. Se lo stesso Erasmo d’Angelis, intervistato dall’Adnkronos, ha detto che per rimediare si potrebbe utilizzare Casa Italia, creata sempre dall’ex premier Matteo Renzi, subito dopo il sisma di Amatrice per fare fronte alla ricostruzione – e sappiamo anche con quali esigui risultati – consentitemi di dire che il vero “peccato originale” è stato il depotenziamento delle Province. Sempre ad opera di Matteo Renzi. Oggi Regioni e Comuni, ingolfati di lavoro e spesso alle prese con bilanci in dissesto, con competenze assorbite dalle Province (i centri per l’impiego ne sanno qualcosa) ma senza evidenti vantaggi, non fanno che rimpallarsi responsabilità anche in materia di viabilità, circostanza, sempre più frequente che, insieme alle lungaggini burocratiche che rallentano gli appalti e impediscono di spendere le risorse esistenti, per non parlare dell’ingente contenzioso, lascia intere parti di territorio in uno stato di abbandono. Solo in Liguria, in meno di due giorni, su 45 chilometri asfaltati sono cadute almeno quindici frane, con conseguente chiusura di cinque strade provinciali e una statale. Oggi veniamo a sapere che è stato ignorato un monitoraggio dell’Unione delle Province d’Italia, effettuato e consegnato al ministero delle Infrastrutture, quindi del ministro Toninelli, nell’agosto del 2018 sul quale era scritto che 6000 tra viadotti, ponti e gallerie erano a rischio e che necessitavano di interventi strutturali, monitoraggio effettuato su 76 province e 100 mila chilometri di strade. Ignorato anche l’appello di cancellare nella legge di bilancio del 2020 i limiti all’assunzione di personale, per rimettere in efficienza le Province letteralmente svuotate dopo il passaggio di Renzi nel 2015. Forse è arrivato il momento di rimediare a questi imperdonabili e pericolosi errori.