Gli attivisti pentastellati attraverso la piattaforma Rousseau hanno messo in minoranza il leader politico. Scricchiola il M5s e con esso il Conte bis

Chi di Rousseau ferisce, di Rousseau perisce. Più passano le ore dall’esito inequivocabile di ieri sera della piattaforma online del M5s sulle regionali in Emilia Romagna e Calabria – due territori che avrebbero meritato una diversa attenzione – più si complica il futuro del M5s e con esso quello del Conte bis. Partendo dal problema “più piccolo”, il futuro del M5s, si tratta dell’ennesima pesantissima sconfitta da segnare sull’Almanacco pentastellato del 2019: il leader politico, Luigi Di Maio, aveva chiamato al voto gli attivisti chiedendo loro di confermare o meno la sua convinzione e cioè che il M5s non dovesse presentarsi alle regionali per dare spazio agli Stati Generali del Movimento, di prossima celebrazione, una scelta che ha già il sapore della sconfitta per un partito che siede al Governo, che esprime il presidente del Consiglio (bis, per giunta!) e che è risultato primo alle politiche 2018. Gli attivisti non solo si sono presentati in 27.273 su un totale di 125.018 aventi diritto al voto, non un plebiscito quindi, ma di questi solo 8.025 (pari al 29%) si sono trovati d’accordo con Di Maio, mentre in 19.248 in totale disaccordo. Per essere fedele ai suoi principi ora il M5s dovrà presentarsi alle regionali in Emilia Romagna e in Calabria da solo e non con il suo alleato di Governo, il Pd, il quale, invece, nella persona del presidente uscente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sta chiedendo ai vertici del M5s di non ascoltare la voce della base e di presentarsi insieme alle regionali, pena essere sconfitti dalla destra «che mira solamente a tornare al Governo», come se M5s e Pd non aspirassero alla stessa cosa. Ma c’è anche altro in gioco. Alla domanda rivolta a Di Maio, «Ci saranno ripercussioni sul Governo?», la sua risposta «No, non ce ne saranno» non può bastare. Prima di tutto perché in poche ore tutto il M5s, da Fico a Toninelli, è andato in fibrillazione lanciando varie accuse a Di Maio, «uomo solo al comando», il quale ha dovuto poi annunciare la convocazione per mercoledì 27 novembre, a partire dalle 20.30 nell’Auletta dei Gruppi di Montecitorio, dell’assemblea dei deputati per un «aggiornamento della situazione politica». I rapporti nella maggioranza, già balcanizzata, non potranno fare altro che complicarsi e tutto questo mentre due vertenze importantissime, ex Ilva e Alitalia, rischiano di mandare in tilt il sistema economico del Paese, c’è da frenare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (non propriamente una quisquiglia) e bisogna portare avanti la Manovra finanziaria, sempre più cantiere aperto.